Business Plan Vincente

COSTI FISSI E COSTI VARIABILI DELL’AZIENDA

costi fissi e costi variabili

I costi fissi e i costi variabili sono l’aspetto più importante che devi tenere presente nel momento in cui ti metti a pianificare la tua nuova idea di business. Senza perderci nelle varie classificazioni dei costi, per ora ti basta sapere che ci sono due categorie di costi fondamentali:

1) I COSTI FISSI : sono tutti quei costi che non variano al variare delle quantità prodotte . Si tratta di quei costi che devi sostenere anche se non produci (e, quindi, non vendi niente). Ciò significa che se produci zero unità del tuo prodotto/servizio, sostieni i costi fissi lo stesso. Se produci 100, 1000 o 10.000  unità del tuo prodotto/servizio, l’ammontare di questa tipologia di costi non varia mai. Quello che varia è l’incidenza dei costi fissi sul costo complessivo delle unità che hai prodotto.

Costi fissi e costi variabili: cerchiamo di capire

I costi fissi sono anche detti COSTI DI STRUTTURA poiché una volta che li hai determinati, quelli sono e quelli restano (nel breve-medio termine). I costi di struttura non sono facilmente modificabili nel breve termine. Pensa, ad esempio, ad un impianto produttivo: una volta installato è difficile modificarlo nel breve termine. E, se lo modifichi nel breve termine, devi affrontare costi enormi per cambiarlo.

I tipici costi di struttura, sono quelli che si presentano nel momento in cui appresti la struttura produttiva. Per esempio, hai acquistato un macchinario che costa 500.000 euro? Supponiamo che la durata del bene sia 5 anni,. Questo significa che, ogni anno, questo macchinario ogni anno “pesa” sul conto economico dell’azienda in modo “fisso” per 100.000 euro.

Ciò significa che sei in presenza di costi fissi di ammortamento del macchinario pari alla quota di ammortamento (€ 100.000). E questo accade sia che produci zero unità di prodotto, sia che ne produci 10.000. I costi fissi graficamente sono rappresentati nel modo seguente:

Costi fissi e costi variabili

Questo grafico significa semplicemente che se tu produci zero, 10, 20,…..60 o più unità del tuo prodotto/servizio, i costi fissi che devi sostenere sono sempre 200.000 euro. Questo accade indipendentemente da quanto produci poiché devi sempre spendere 200.000 euro per mantenere “aperta” e operativa la struttura. Quindi, questo significa che se nel punto A produci 10 unità del tuo prodotto/servizio, i costi fissi sono 200.000 euro. Nel punto B i costi fissi sono sempre 200.000  e così via. 

E’ molto importante fare un’accurata analisi dei costi di struttura PRIMA di iniziare un nuovo business perché se fai previsioni errate, dopo ti trovi a dover produrre (e vendere) maggiori quantità del prodotto/servizio per pagarli e rischi di compromettere l’equilibrio economico del tuo business.

I costi fissi e i costi variabili: vediamo di che si tratta

Ovviamente, l’analisi dei costi di struttura ha a che fare (e anche molto) con l’ analisi del mercato di riferimento , e quindi dei potenziali clienti.

2) I COSTI VARIABILI.  A differenza dei costi fissi, i costi variabili sono tutti quei costi che variano al variare della quantità che produci . Ciò significa che se produci zero unità del tuo prodotto, i tuoi costi variabili saranno zero, e sostieni solo i costi fissi. Come abbiamo visto poco fa, i costi fissi li sostieni anche se non produci e non vendi. Mano a mano che aumenti le quantità che produci, i costi variabili iniziano a crescere in base a una equazione matematica. Questa equazione dipende da una serie di fattori, ma che possiamo considerare costante per semplicità. I costi variabili più tipici sono i costi per l’acquisto di materie prime, di semilavorati, di prodotti finiti. Poi ci sono altri costi variabili come le utenze, i costi commerciali e alcuni costi di amministrazione. Riprendiamo l’esempio di sopra e vediamo che graficamente, i costi variabili hanno questo andamento:

Costi fissi e costi variabili

Questo grafico ti mostra che quando produci zero unità del tuo prodotto/servizio, i tuoi costi variabili sono pari a zero. Infatti la retta dei costi variabili parte da zero e poi si muove verso l’alto. Quando inizi a produrre le prime 10 unità del tuo prodotto/servizio, sostieni costi variabili per 85.000 euro (evidenziati in giallo). Infatti il punto A è l’intersezione tra 10 unità e 85.000 euro di costi variabili. Mano a mano che continui a produrre, i tuoi costi variabili iniziano a crescere sempre di più. Questi costi crescono perché devi acquistare quantità di materie prime sempre crescenti.

Quando produci 20 unità, infatti, i tuoi costi variabili sono 140.000 euro, e ti trovi nel punto B del grafico. Nel punto C , in cui produci 60 unità, i tuoi costi variabili sono arrivati a 400.000 euro. E’ appena il caso di farti notare che il volume dei costi fissi rimane sempre lo stesso poiché i costi fissi non variano al variare delle quantità che produci.

Costi fissi, costi variabili e costi totali (CT)

Dopo avere visto cosa sono i costi fissi e i costi variabili e avere verificato come si “comportano” a livello grafico, vediamo di capire cosa sono i COSTI TOTALI.  La definizione di Costo Totale (CT) dice che “ Il Costo Totale è dato dalla somma dei costi fissi e dei costi variabili “. Tutto ciò è molto semplice da capire e interpretare: più aumenta la produzione del tuo prodotto/servizio, più aumentano i costi variabili, mentre i costi fissi restano sempre gli stessi.

Il tuo conto economico è composto da tantissimi costi, che possono essere sia fissi che variabili. Se fai la somma tra i costi fissi e quelli variabili, ottieni il COSTO TOTALE che devi sostenere per poter produrre (e vendere) una certa quantità di prodotto/servizio.

L’analisi dei costi ha un’importanza strategica rilevante nell’ambito della preparazione del business plan: molti imprenditori e aspiranti tali, spesso omettono di considerare la struttura dei costi della loro azienda. E per non avere fatto questo semplice calcolo, in molti casi si trovano a dovere fare “i miracoli” per rimanere aperti e non fallire. Infatti, considerare la struttura dei costi fissi e di quelli variabili significa avere una specie di “quadro” di riepilogo della struttura dei costi: questa è un’informazione di importanza strategica poiché ti serve per avere un’immediata percezione di quanto ti costa mantenere in vita la struttura aziendale.

Costi fissi e costi variabili: conclusioni

Tu puoi evitare di commettere questi errori, facendo un’accurata analisi dei costi fissi e variabili della tua nuova iniziativa economica , qualunque essa sia. Di solito noi consigliamo di considerare tutti i costi possibili e immaginabili che hanno a che fare con il tuo business, perché spesso la “dimenticanza” di alcuni aspetti dei costi nel business plan, rende un’idea vincente e un’altra no

Solo dopo avere effettuato un’accurata analisi dei costi puoi essere in grado di conoscere bene anche l’analisi dei costi-volumi-risultati, meglio conosciuta come analisi del punto di pareggio economico (se vuoi approfondire, clicca qui ).

Costi fissi e costi variabili

Costi fissi e variabili: guida completa con calcoli ed esempi

Costi fissi e variabili: guida completa con calcoli ed esempi

Sai determinare con precisione i costi fissi e variabili sostenuti dalla tua attività? Sai perché è importante tenerli sempre sotto controllo?

Ogni attività, indipendentemente dal settore in cui opera, sostiene dei costi. Questi si dividono in due grandi categorie : fissi e variabili. 

Anche se a prima vista potrebbe sembrare semplice suddividerli, in realtà molte voci risultano ambigue e, come vedremo, potrebbero essere tranquillamente ascrivibili sia tra i costi fissi sia tra quelli variabili. 

Questa guida completa ai costi fissi e variabili ti aiuterà a determinare e calcolare correttamente ogni voce di costo. 

New call-to-action

Cosa sono i costi fissi 

Nell’ambito di una corretta gestione delle spese aziendali , è di cruciale importanza avere ben chiari i costi fissi sostenuti. 

Partendo dall’inizio, possiamo subito dire che i costi fissi dati dall’insieme di spese sostenute dall’azienda che non dipendono da fattori come la quantità di merce prodotta e/o la quantità di beni o servizi venduti.

Si tratta, in altre parole, di costi sempre presenti nel tempo e indipendenti dall’entità delle vendite o della produzione.

Nel paper “ Fixed and Sunk Costs Revisited ” viene evidenziato come esistano fondamentalmente due definizioni di costi fissi:

  • Tutti i costi che non variano al variare della produzione
  • L’insieme di costi irrecuperabili, ovvero, già sostenuti

Infine, Hal R. Varian definisce i costi fissi come i “costi che sono indipendenti dal livello di produzione e, in particolare, quelli che devono essere pagati che l’azienda produca o meno un output.

Seguendo queste prime definizioni puoi già con una certa semplicità individuare tutte quelle spese che ti trovi a sostenere durante l’anno, indipendentemente da quanto produci, e ascriverle come costi fissi. 

Come si calcolano i costi fissi 

Ci sono diverse formule che puoi utilizzare per calcolare i costi fissi . Determinarli risulta sicuramente utile; ad esempio, può servire come base per impostare un lavoro di riduzione dei costi aziendali, oppure può essere utile per comprendere correttamente quali sono le voci di costo fisse che incidono maggiormente nel bilancio dell’azienda.

Ecco alcune delle formule più comuni che puoi utilizzare:

  • Calcolo dei costi fissi totali : in questo caso, devi individuare tutte le voci di costo che non variano al variare della produzione, considerare un intervallo di tempo (1 anno) e quindi sommarle tra di loro. CF = CF1 + CF2 + CF3 + … + CFn. Dove CFn sono i singoli costi fissi sostenuti dall’azienda.
  • Calcolo dei costi fissi : alternativamente, puoi partire dall’assunto che i costi fissi sono dati dai costi totali meno i costi variabili. Puoi quindi calcolare i costi totali e sottrarre i costi variabili. Formula: CF = Costi totali – (Costi variabili per unità * Nr. Unità prodotte)

Queste formule possono essere utilizzate come base per ricavare ulteriori e utili informazioni. 

Ad esempio, conoscere i costi fissi ti permette di determinare il punto di pareggio . Quest’ultimo ci dice quanti prodotti o servizi l’azienda deve vendere per coprire tutti i costi associati. Formula: Punto di pareggio = Costi fissi totali / (prezzo di vendita di una singola unità – costo variabile per unità).

Oppure puoi ricavare il margine di contribuzione, che indica la differenza tra il prezzo di vendita di un prodotto e il costo variabile per unità, e serve a capire se dalla vendita di una singola unità riesci a ottenere profitto . La formula è: Margine di contribuzione = Prezzo di vendita di un’unità – Costo variabile dell’unità.

Esempi di costi fissi 

Passiamo ora ad alcuni esempi di costi fissi. Dall’elenco riportato qui di seguito, torniamo al concetto esposto in precedenza: per determinare correttamente se un costo è fisso o variabile, bisogna di volta in volta fare delle distinzioni. Più in dettaglio: 

Costo per il personale 

Il costo del personale , a una prima analisi, sembra essere un costo fisso per eccellenza. Non dipende dalla produzione ed è, per l’appunto, fisso, da sostenere ogni mese. 

Questo è vero per tutte le aziende micro e piccole. In questo caso, puoi considerare il costo del personale tra i costi fissi. 

Diversamente, le aziende medie e grandi tendono a suddividere la voce. I costi per il personale dirigente e impiegatizio sono considerati fissi , mentre i costi per la manodopera diventano variabili quando il numero di personale adibito aumenta e diminuisce a seconda di un incremento o decremento della produttività.

È da notare inoltre che il costo per il personale diventa variabile anche quando, ad esempio, sono previsti premi di produzione o ci sono momenti nell’anno in cui si impiega personale in trasferta, con i costi da rimborsare riportati nella nota spese aziendale .

Infine, quanto detto vale anche per altre voci di costo legate alle spese per il personale. I costi per i contributi previdenziali INPS , ad esempio, sono fissi per tutti i lavoratori che operano in azienda , indipendentemente dal volume di produzione o vendite, ma possono diventare variabili nel caso tu abbia alcuni lavoratori “a chiamata”.  

Infine, un’analisi a parte va fatta per i contributi figurativi . Questi vengono richiesti durante i periodi di assenza forzata dal lavoro (maternità, infortunio, malattia…). Trattandosi tutti di eventi non prevedibili, potrebbero essere correttamente ascrivibili ai costi variabili.

Costi per l’affitto dei locali e ammortamenti 

Le spese per l’affitto dei locali, che includono gli uffici, i magazzini e le rimesse, rappresentano uno dei costi fissi più rilevanti per molte aziende. 

Sono spese fisse perché chiaramente non dipendono direttamente dalla produttività o dalla quantità di merce prodotta o servizi resi. Queste spese sono dunque un impegno finanziario regolare che deve essere assicurato per mantenere le operazioni aziendali in corso, indipendentemente dai fattori esterni o dalle variazioni nel volume di produzione o vendite. 

Similmente anche gli ammortamenti sono da considerarsi costi fissi. Questo perché l’ammortamento va riportato sul bilancio indipendentemente dalla produttività o dal consumo del bene sia questo un macchinario o un autoveicolo. 

Costi per luce acqua e gas 

Infine, per quanto riguarda le utenze, anche in questo caso è necessario fare alcune distinzioni. Per quanto concerne l’energia elettrica, tendenzialmente, essendo questa sempre attiva, e indipendentemente dalla quantità di beni venduti, si tende a considerarla un costo fisso . Ciò vale soprattutto se gestisci una piccola attività o un negozio. 

Tuttavia, se gestisci una media o grande fabbrica e hai la possibilità di attivare o disattivare i macchinari a seconda delle esigenze, allora questa voce potrebbe diventare variabile. 

Lo stesso concetto si applica anche ad altre voci, come acqua e gas. In questo caso, molto dipende dall’attività economica che gestisci. 

Nel caso in cui le spese per luce, acqua e gas risultino costanti nel tempo, allora per semplicità ti consigliamo di considerarle tra i costi fissi; diversamente, dovresti fare un’attenta distinzione e considerarle una voce variabile.

Cosa sono i costi variabili 

I costi variabili sono definiti come l’insieme di tutte le spese che variano in base alla variazione del volume di beni o servizi prodotti o commercializzati dall’azienda. 

Semplicemente, tutte le spese che aumentano in proporzione alla quantità prodotta o venduta dovrebbero essere considerate tra i costi variabili.

A livello di contabilità, i costi variabili vengono comunemente associati ai volumi produttivi. Vi è quindi una relazione lineare tra i costi variabili e i volumi prodotti. Se il primo raddoppia, significa che hai prodotto esattamente il doppio rispetto al periodo precedente. Questo è vero nella definizione classica di costi variabili, tuttavia nella realtà non è sempre così. 

Molte aziende, infatti, beneficiano delle cosiddette economie di scala che permettono di sostenere costi variabili inferiori in proporzione via via che si produce di più. 

Come vedremo, i costi variabili sono molteplici, ma le materie prime e le merci acquistate rappresentano per ogni realtà la voce principale ascrivibile ai costi variabili.

Come si calcolano i costi variabili 

Così come per i costi fissi, esistono diverse formule che puoi utilizzare per avere una chiara idea riguardo ai costi variabili che sostieni in un dato periodo di tempo. Ecco alcune delle formule più semplici che puoi utilizzare:

  • Costi variabili totali: È sufficiente sommare tutti i costi sostenuti per voci quali materie prime, manodopera variabile, costi per merci vendute, trasporti, logistica o imballaggi. 

La formula quindi potrebbe essere: Costi variabili totali = Materie prime + Manodopera variabile + Costo delle merci vendute + Trasporto e logistica + Imballaggio + Altre spese variabili correlate alla produzione o alle vendite.

  • Costi variabili medi: In alternativa, puoi sapere il costo variabile per ogni singola unità prodotta. La formula in questo caso diventa: Costo variabile medio = Costo variabile totale / Quantità prodotta. Questa formula è utile per verificare la presenza di economie di scala.

In generale, per il calcolo dei costi variabili è risulta fondamentale avere ben chiare quali sono tutte le voci di costo che cambiano a seconda della produzione. Materie prime, costi di trasporto, costi per gli imballaggi e così via. Quindi bisogna sommarle e confrontarle con le medesime spese sostenute in altri periodi di tempo.  

Esempi di costi variabili 

Passiamo ora ad alcuni esempi di costi variabili. Come per i costi fissi, anche in questo caso le voci da considerare sono molteplici. Le principali sono:

  • Costi per materie prime : questo è il costo variabile per eccellenza. Più produci, più hai bisogno di acquistare materie prime; meno produci, meno dovrai acquistare materie prime.
  • Costi per personale a chiamata o a ore : questa categoria include tutte le spese per il personale non fisso, ad esempio coloro con contratto a chiamata. In questo caso, la spesa è variabile poiché si tratta di una spesa per manodopera che aumenta solo nei momenti di picco per la produzione.
  • Costi per spedizioni e consegna : si tratta di un’altra spesa variabile che cambia in base al volume di produzione o di servizio.
  • Manutenzione ordinaria: piccoli e medi interventi di manutenzione ordinaria possono essere considerati un’altra voce variabile. Anche questa varia a seconda della produzione: più produci, più un macchinario ha bisogno di manutenzione.
  • Spese per carburante: infine, anche le spese per il carburante sono variabili. Dipendono dalla tipologia di trasferta e dalla quantità di uscite richieste al personale. In parte anche queste variano a seconda della produzione.

Qual è la differenza tra costi fissi e costi variabili

Chiudiamo questa guida focalizzandoci sulle differenze tra costi fissi e variabili. Sulla base di quanto riportato, possiamo dire che:

  • I costi fissi sono quelli che non cambiano indipendentemente dal numero di prodotti generati, mentre i costi variabili variano in base al numero di beni prodotti.

Nonostante questa chiara differenza, è fondamentale comprendere tutte le sfaccettature e gli elementi che definiscono un costo fisso e variabile.  

Come abbiamo visto, per alcune voci di spesa non c’è una netta distinzione tra le due tipologie di costo. 

Ad esempio, i costi per l’energia potrebbero essere considerati fissi da alcune aziende, mentre altre potrebbero considerarli variabili perché strettamente collegati alla produzione. 

Lo stesso vale per i costi del personale, che possono essere fissi in alcuni casi ma variabili qualora il personale impiegato vari a seconda dei periodi di picco della produzione.

Comprendere tutti questi aspetti è fondamentale per una pianificazione finanziaria e l’analisi dei costi. Relativamente alle spese per il personale, il nostro invito è quello di provare strumenti come Factorial che possono aiutarti a controllare meglio le spese sostenute per i lavoratori, incluse quelle riportate nelle note spese.

Factorial , infatti, è un software HR che, tra le tante funzionalità, ti permette anche di centralizzare e digitalizzare tutte le spese aziendali da un’unica piattaforma.

In questo modo puoi facilmente:

  • Gestire le note spese
  • Mantenere un controllo delle spese aziendali grazie alle Factorial Cards
  • Elaborare le buste paga correttamente evitando errori e malintesi
  • E molto altro

👉 Chiedi una demo gratuita e scopri tutte le funzionalità e i vantaggi che un software come Factorial può portare alla tua azienda.

' src=

Post correlati

Obbligo di consegna della busta paga: che cos’è e come rispettarlo nel modo corretto

Obbligo di consegna della busta paga: che cos’è e come rispettarlo nel modo corretto

business plan costi fissi e variabili

Le migliori app per la gestione delle spese aziendali

Lascia un commento annulla risposta.

  • Responsabile: Everyday Software, S.L.
  • Informazioni contatto DPO: [email protected]
  • Scopo: gestisci la tua iscrizione alla newsletter.
  • Base giuridica del trattamento: consenso dell'utente.
  • Destinatari: nessun dato sarà ceduto a terzi, salvo obblighi di legge o salvo a società fornitrici nazionali e responsabili del trattamento.
  • Diritti: accesso, rettifica e cancellazione, tra gli altri diritti descritti nelle informazioni aggiuntive.
  • Informazioni aggiuntive: puoi controllare le informazioni aggiuntive e dettagliate sulla protezione dei dati in: Politica sulla riservatezza
  • Scopo: migliorare la tua esperienza nel blog.

Prodotti utili

business plan costi fissi e variabili

📞 Scopri Factorial per la tua azienda!

Prenota una demo gratis

Login Geobadge HR

Costi fissi e variabili di un’azienda: cosa sono ed esempi

Costi fissi e variabili di un'azienda: cosa sono ed esempi

Nella gestione finanziaria di un’azienda, comprendere la differenza tra costi fissi e costi variabili è fondamentale per il controllo del bilancio e la pianificazione strategica. In un primo momento può sembrare semplice procedere con questa suddivisione ma in realtà alcune voci sono ambigue e potrebbero appartenere ad entrambe le categorie. In questo articolo, esploreremo in dettaglio cosa sono i costi fissi e i costi variabili, con esempi pratici e suggerimenti su come calcolarli efficacemente.

Indice dei contenuti

Definizione dei costi fissi e variabili

I costi fissi sono quelle spese che rimangono costanti indipendentemente dal livello di produzione o di vendita dell’azienda. Esempi comuni includono l’affitto degli spazi, i salari di base del personale e le tariffe delle licenze. Per i datori di lavoro, è essenziale riconoscere questi costi per garantire una pianificazione finanziaria stabile.

Ci sono principalmente due interpretazioni di costi fissi:

  • costi che rimangono invariati nonostante le fluttuazioni della produzione;
  • costi già sostenuti che non possono essere recuperati.

Secondo l’economista statunitense Hal R. Varian , i costi fissi sono “costi che non dipendono dal livello di produzione e devono essere coperti indipendentemente dal fatto che l’azienda produca o meno.” Questa definizione ti permette di identificare facilmente tutte le spese che affronti annualmente, indipendentemente dal volume di produzione, e di classificarle come costi fissi.

I costi variabili , a differenza dei costi fissi, cambiano in base all’attività di produzione dell’azienda. Questi includono materiali diretti, costo del dipendente variabile, e utilizzo dell’energia dipendente dalla produzione. Dal punto di vista della contabilità, questi costi vengono associati ai volumi produttivi secondo una relazione lineare. Quindi, secondo una definizione classica, se il primo raddoppia significa che c’è stata una produzione doppia rispetto al periodo precedente. Nella realtà non sempre è così.

Come si calcolano i costi fissi

Il calcolo dei costi fissi è relativamente semplice poiché non varia con la produzione. La somma totale dei costi fissi è una cifra costante che può essere facilmente anticipata e inserita nel bilancio aziendale .

Tuttavia, esistono vari metodi per calcolare i costi fissi , un passaggio fondamentale sia per ottimizzare la riduzione delle spese aziendali sia per analizzare le principali componenti di spesa fisse che influenzano il bilancio aziendale. Quali sono le formule utili per un calcolo ottimale?

  • Calcolo dei costi fissi complessivi : questo metodo implica l’identificazione di tutte le spese che rimangono costanti indipendentemente dalla produzione. Dopo aver scelto un periodo di riferimento, come un anno, somma queste spese. Formula: CF = CF1 + CF2 + CF3 + … + CFn, dove ogni CF rappresenta una voce di costo fisso.
  • Calcolo dei costi fissi da costi totali : un altro approccio prevede di sottrarre i costi variabili dai costi totali. Calcola prima i costi totali e poi deduci i costi variabili moltiplicando questi ultimi per il numero di unità prodotte. Formula: CF = Costi totali – (Costi variabili per unità * Numero di unità prodotte).

Queste formule non solo aiutano a stabilire i costi fissi, ma forniscono anche dati essenziali per altri calcoli critici.

Per esempio, la conoscenza dei costi fissi facilita il calcolo del punto di equilibrio, che indica quante unità di prodotto o servizio devono essere vendute per coprire tutti i costi. La formula è:

Punto di pareggio = Costi fissi totali / (Prezzo di vendita per unità – Costo variabile per unità).

Inoltre, puoi calcolare il margine di contribuzione , che rappresenta la differenza tra il prezzo di vendita e il costo variabile per unità. Questo valore è utile per determinare se la vendita di una unità produce un guadagno. La formula del margine di contribuzione è:

Margine di contribuzione = Prezzo di vendita per unità – Costo variabile per unità.

Come si calcolano i costi variabili

Calcolare i costi variabili richiede la comprensione del rapporto tra le unità prodotte e il costo unitario di ciascuna risorsa variabile. Questo processo aiuta a comprendere meglio come i cambiamenti nelle attività di produzione influenzano i costi aziendali .

Similmente ai costi fissi, ci sono diverse metodologie che puoi adottare per determinare con precisione i costi variabili affrontati durante un certo lasso di tempo. Alcune delle tecniche più dirette sono:

  • Costi variabili complessivi : per ottenere questa misura, è necessario aggregare tutte le spese relative a elementi come materie prime, lavoro variabile, costi delle merci vendute, trasporto, logistica e imballaggio. La formula pertinente potrebbe essere espressa così: Costi variabili totali = Materie prime + Lavoro variabile + Costi delle merci vendute + Trasporto e logistica + Imballaggio + Altre spese variabili legate alla produzione o vendita.
  • Costo variabile medio : come alternativa, potresti voler calcolare il costo variabile per unità prodotta. In questo caso, la formula appropriata sarebbe: Costo variabile medio = Costi variabili totali / Quantità prodotta. Questo calcolo è particolarmente utile per identificare le economie di scala.

Per un’analisi accurata dei costi variabili, è cruciale identificare tutte le voci di spesa che fluttuano in funzione della produzione, come le materie prime e i costi di trasporto, e poi sommarle e confrontarle con le spese in periodi diversi.

Esempi di costi fissi e variabili

Abbiamo detto che i costi fissi sono quelli che non variano con l’attività produttiva dell’azienda. Un esempio classico è il costo del personale . Nei contesti di piccole e micro-imprese, questi costi sono considerati fissi poiché il salario è pagato regolarmente, indipendentemente dal volume di produzione. Tuttavia, nelle aziende più grandi, la componente variabile emerge con il personale a ore o con premi di produzione .

Altri esempi includono le spese di affitto per locali come uffici e magazzini, che rappresentano un impegno costante indipendente dalla produttività. Anche gli ammortamenti , sia essi per macchinari o veicoli, sono classificati come costi fissi perché vengono registrati nei bilanci a prescindere dall’uso effettivo del bene.

Le utenze di base come luce, acqua e gas possono essere considerate costi fissi, specialmente in piccole attività commerciali dove l’uso non varia significativamente con la produzione. Questo può cambiare in contesti più grandi dove il consumo energetico può essere direttamente correlato alla produzione.

I costi variabili, d’altra parte, sono direttamente influenzati dal livello di attività produttiva. Un esempio lampante è il costo delle materie prime , che aumenta proporzionalmente all’incremento della produzione. Allo stesso modo, il costo per il personale a chiamata varia in base alle ore lavorate, che tendono ad aumentare nei periodi di maggiore produzione.

I costi di spedizione e consegna sono chiaramente variabili, poiché dipendono direttamente dal volume degli ordini gestiti. Anche la manutenzione ordinaria di macchinari risponde a un principio di variabilità, intensificandosi con l’aumentare dell’uso dei macchinari stessi. Infine, le spese per carburante variano in funzione delle trasferte e della mobilità richiesta dal personale, essendo strettamente connesse alle esigenze operative del momento.

Questa distinzione tra costi fissi e costi variabili è cruciale per la pianificazione finanziaria e la strategia aziendale, permettendo alle imprese di allocare risorse in modo efficiente e di prevedere con maggiore precisione gli impatti economici delle variazioni nella produzione o nei servizi offerti.

smartphone con pin geobadge

Vuoi provare il nostro software di rilevazione presenze e attività per la tua azienda?

Richiedi la prova gratuita di 60 giorni, articoli correlati.

Adempimenti fiscali aziendali: cosa sono e quali sono

Adempimenti fiscali aziendali: cosa sono e quali sono

Detrazione IVA: cos'è, come si calcola e quando si può fare

Detrazione IVA: cos’è, come si calcola e quando si può fare

Ho letto e accetto la privacy policy

Vuoi sfogliare la brochure?

brochure geobadge

  • Gestione di costi e ricavi

Costi variabili: cosa sono e come calcolarli

Giacomo Zaninetta

I costi sostenuti per il funzionamento di un’impresa di qualsiasi tipo possono essere suddivisi in due categorie: costi fissi e costi variabili. I primi rimangono sempre identici, indipendentemente dal livello dell’attività, mentre i secondi aumentano o diminuiscono in relazione ai volumi di produzione. Si tratta di dati molto importanti, che è bene sapere identificare e calcolare. La suddivisione dei costi aziendali in fissi e variabili e il loro costante monitoraggio, infatti, ti consentiranno di realizzare attività di controllo e pianificazione del flusso di cassa funzionali alla crescita della tua azienda. In questo articolo vediamo quindi cosa sono e come si determinano i costi variabili, in cosa si differenziano dai costi fissi e perché è importante analizzarli.

Hai bisogno di un esempio di tabella di previsione? Scarica il tuo Excel gratuito!

Cosa sono i costi variabili

I costi variabili di un’azienda sono quella componente dei costi totali che varia in maniera proporzionale ai volumi di produzione : più aumentano i beni prodotti, più crescono i costi variabili (e viceversa). Se l’azienda interrompe la produzione, quindi, i costi variabili si azzerano. Da questo punto di vista, i costi variabili possono essere considerati come le spese che un’impresa deve sostenere per produrre la sua merce (o erogare i suoi servizi).

Costi variabili: esempi

I costi variabili per eccellenza sono le materie prime utilizzate per produrre i beni: ad esempio la farina e il lievito per un panificio, il legno per un mobilificio o i solventi per una fabbrica di vernici.

In un’attività di vendita al dettaglio, come può essere un negozio di abbigliamento o una ferramenta, tra i principali costi variabili troviamo invece la merce acquistata per essere rivenduta.

Ancora, in una società di autotrasporti il costo variabile più importante è rappresentato dal carburante : maggiori sono i ritmi di lavoro (e dunque i chilometri percorsi), maggiori sono le spese.

Altri esempi di costi variabili possono essere i costi sostenuti per affidare a terze parti alcune fasi della produzione, oppure le spese per l’imballaggio e la spedizione dei prodotti .

Tra i costi variabili possiamo citare, infine, le parcelle di consulenti e professionisti esterni coinvolti direttamente nelle attività oggetto della vendita (ad esempio, un ingegnere libero professionista che realizza progetti per una ditta di costruzioni).

Quali sono i costi variabili

Quando si parla di costi variabili all’interno del conto economico di un'azienda, ci si riferisce generalmente al valore complessivo (dato dalla somma di tutti i costi variabili sostenuti). Questo perché i costi variabili unitari tendono a rimanere costanti. In altre parole, aumentando la quantità di beni realizzati aumentano i costi variabili complessivi, ma i costi per la produzione delle singole unità rimangono gli stessi. Si tratta, in questo caso, di costi variabili lineari , che crescono in maniera proporzionale ai volumi di attività.

L’aumento dei costi variabili, tuttavia, non è sempre perfettamente lineare. Esistono anche i costi variabili regressivi , che crescono in maniera meno che proporzionale al variare della produzione. In questo caso, il costo unitario della merce non rimane costante, ma diminuisce progressivamente. Ciò può avvenire, ad esempio, quando si riescono a ottenere degli sconti in base alla quantità di materia prima acquistata da uno stesso fornitore, abbattendo così i costi di produzione.

Infine, ci sono i costi variabili progressivi , ovvero quei costi che aumentano in maniera più che proporzionale all’aumentare dei volumi. Tra i principali costi variabili progressivi troviamo il lavoro straordinario, che prevede una retribuzione maggiorata per i dipendenti al di fuori dell’orario canonico: qui il costo unitario dei prodotti rimane costante per le ore di lavoro ordinario, ma aumenta non appena diventa necessario ricorrere agli straordinari.

Spesso, per esigenze di semplificazione, costi progressivi e regressivi vengono comunque considerati variabili in modo lineare. Tuttavia, se questo genere di costi risulta prevalente nella tua azienda, il consiglio è di evitare approssimazioni per non generare dati imprecisi.

Differenza tra costi variabili e costi fissi

Oltre ai costi variabili, un’azienda deve affrontare anche una serie di costi fissi: queste due tipologie di spese formano, insieme, i costi totali.

Si definiscono costi fissi quelle spese che, nel breve/medio termine, non subiscono modifiche al variare della produzione. Tra i costi fissi troviamo il canone di locazione o le rate da pagare per l’acquisto dei macchinari utilizzati: qualunque sia il numero delle unità realizzate o dei prodotti venduti (può essere anche zero), gli importi rimangono sempre gli stessi.

In altre parole, mentre i costi variabili riguardano quegli aspetti della produzione sui quali è possibile intervenire a breve termine, i costi fissi hanno a che fare con elementi che rimangono generalmente stabili e sui quali si può agire solo nel lungo periodo (non esistono quindi costi fissi in assoluto, in quanto nel lungo termine tutto è modificabile).

Ad esempio, se si verifica un aumento repentino della domanda, un’azienda può aumentare tempestivamente la quantità di beni prodotti, determinando di conseguenza un innalzamento dei costi variabili (per il maggior consumo di materie prime, forza lavoro, ecc.), ma non può invece intervenire, nell’immediato, sull’assetto tecnologico e sulla capacità produttiva degli impianti (costo fisso), perché ciò richiede tempi più lunghi.

Inoltre, mentre i costi variabili non possono essere previsti a priori (per lo meno non in maniera esatta), i costi fissi, essendo svincolati dall’andamento dell’attività, sono noti fin da subito.

Ad ogni modo, la suddivisione tra costi variabili e fissi non è sempre netta: esistono anche i cosiddetti costi misti . Tra questi troviamo i costi di manutenzione, che possono presentare una parte fissa (gli interventi di manutenzione programmati) e una parte variabile (quando, ad esempio, si genera un guasto improvviso che richiede un intervento di manutenzione straordinaria e dunque non originariamente pianificato). Si parla in questo caso di costi misti semi-variabili . Un altro esempio di costi misti sono le utenze telefoniche, che possono prevedere una tariffa forfait fino a una determinata soglia di minuti/giga consumati e una tariffa a consumo, una volta superata quella soglia (costi misti a gradini).

Infine, bisogna tenere presente che non esiste una distinzione valida in assoluto : ciò che per un certo tipo di impresa è da considerarsi come un costo fisso, può rappresentare per un’altra un costo variabile. Pensiamo ad esempio al consumo di gas in un ristorante e in un ufficio: nel primo caso, il gas viene utilizzato per far funzionare i fornelli e rappresenta quindi un costo variabile, perché il suo utilizzo varia a seconda della quantità di cibo cucinato; nel secondo caso, invece, si consuma gas esclusivamente per il riscaldamento e rappresenta quindi un costo fisso.

Come si calcolano i costi variabili

Per calcolare i costi variabili totali in un dato periodo è necessario sommare tutti i costi variabili sostenuti dall’azienda in quel frangente. Ad esempio, un’azienda che in un anno ha speso 60.000€ in materiali, 100.000€ in manodopera e 15.000€ in imballaggio e spedizione avrà dei costi variabili complessivi di 175.000€. I costi variabili totali si possono ottenere anche sottraendo i costi fissi dai costi totali di un’azienda (costi variabili + costi fissi).

A partire dai costi variabili totali (che saranno direttamente proporzionali al volume di produzione registrato nel periodo preso in considerazione) si può poi determinare il costo variabile medio , ovvero il costo medio di ogni unità prodotta, con la seguente formula:

  • costi variabili totali / unità prodotte

Riprendendo il caso precedente, se il numero di unità prodotte fosse pari a 5.000 il costo variabile medio sarebbe di 35€ (175.000€ / 5.000).

Tieni presente che il calcolo dei costi variabili si effettua di solito solo per i costi operativi , ovvero per quei costi che riguardano direttamente il core business dell’impresa (es. produrre dolci, creare siti web, fabbricare bulloni, ecc.).

Perché monitorare costi variabili e fissi e come farlo al meglio con Agicap

La suddivisione dei costi in fissi e variabili e il monitoraggio del loro andamento al variare dei volumi di attività permette di implementare attività di pianificazione e previsione della liquidità funzionali alla crescita dell’azienda e utili per prevenire problemi e crisi.

In particolare, tale ripartizione dei costi è necessaria per determinare il cosiddetto Break Even Point (o punto di pareggio), che si verifica quando i ricavi generati riescono a coprire in toto i costi sostenuti.

Per l’analisi dei costi variabili e fissi della tua azienda puoi utilizzare Agicap, un software dedicato alla gestione dei flussi di cassa che ti farà risparmiare tempo e fatica.

In particolare, Agicap ti permette di:

  • monitorare agevolmente il comportamento dei costi al variare della produzione, senza più bisogno di registrare manualmente i dati su complicati file Excel;
  • ottenere visibilità sul flusso di cassa e realizzare scenari di previsione fino a 12 mesi;
  • pianificare strategie di business per far crescere la tua azienda basandosi su dati aggiornati in tempo reale;
  • creare report in pochi clic da condividere con il tuo team e i tuoi partner finanziari
  • e molto altro ancora!

Vuoi saperne di più? Provalo subito gratuitamente e senza impegno!

Iscriviti alla nostra newsletter

Potrebbe interessarti anche.

business plan costi fissi e variabili

Via Dante, 7 20123, Milano

  • Gestione della tesoreria
  • Pagamento delle fatture fornitori
  • Fatti pagare puntualmente dai clienti
  • FUNZIONALITÀ
  • Monitoraggio cash flow
  • Tesoreria previsionale
  • Consolidamento
  • Metodi di pagamento
  • Gestione del debito
  • Solleciti di pagamento
  • Gestione delle spese
  • Centro risorse
  • 1 - 10M € fatturato
  • Ristorazione
  • Politica di riservatezza
  • Condizioni generali di utilizzo
  • Condizioni Generali del Servizio
  • Avviso legale
  • Perché Agicap
  • Lavora con noi
  • Ufficio stampa
  • Mappa del sito

badge-dialog

  • Business Performance Management
  • Piattaforma E3
  • Servizi di Supporto
  • Case History
  • Lavora con Noi

business plan costi fissi e variabili

In nessuna azienda è possibile mettere a punto processi e strategie senza tener conto di costi fissi e costi variabili. Si tratta dei due fattori di maggior rilievo per ogni imprenditore o manager che intenda sviluppare la propria attività e conseguire profitti. Analizziamo differenze ed esempi.

Differenza tra costi fissi e costi variabili: definizioni

I costi fissi sono i costi che non variano al variare della quantità di beni e servizi prodotti : sono i fattori della produzione il cui valore totale rimane costante anche se aumenta o diminuisce il volume di attività, se variano le quantità prodotte e vendute. I costi fissi dunque devono essere sostenuti anche se la produzione è nulla. I costi variabili al contrario sono i costi che variano al variare dell’output : sono i fattori della produzione il cui valore complessivo aumenta o diminuisce se varia la quantità di beni e servizi prodotti o venduti.

Esempi di costi fissi e costi variabili

Un classico esempio di costo fisso è il costo che un’impresa deve sostenere per l’ affitto di un terreno o di un immobile , un capannone, un ufficio od uno stabilimento. Il prezzo della locazione non varia anche se aumenta o diminuisce a dismisura il valore della produzione. Altri esempi di costi fissi sono la parcella di un professionista che collabora con un compenso fisso, il prezzo di un abbonamento ad un software, l’ammortamento ed i leasing sui macchinari.

Per quel che riguarda i costi variabili l’ esempio più calzante è certamente quello delle materie prime , la cui quantità utilizzata è pressoché direttamente proporzionale al valore della produzione. Se un’impresa da un periodo all’altro raddoppia le unità prodotte di un determinato bene, raddoppierà anche il valore dei materiali utilizzati. Se il numero di beni e servizi prodotti è pari a 0 saranno nulli anche i costi variabili. Quando l’imprenditore decide di aumentare la produzione, nel breve periodo aumenta in proporzione anche l’impiego di materie prime, quindi i costi variabili, ma restano immutati i costi per la tecnologia e gli impianti, che rappresentano costi fissi.

In un sistema di riferimento cartesiano i costi variabili possono essere rappresentati da una semiretta che parte dall’origine degli assi: questo significa che il valore è nullo se è pari a 0 la produzione, poi cresce al crescere dei volumi di produzione.

Costi variabili lineari, degressivi e progressivi: definizioni ed esempi

Va precisato che i costi variabili non sempre crescono in maniera perfettamente proporzionale rispetto al valore della produzione: possono essere lineari, degressivi o progressivi.

I costi variabili vengono definiti lineari quando i costi variabili unitari sono costanti, quando il valore totale dei costi variabili aumenta in maniera proporzionale rispetto al valore complessivo dei prodotti. I costi variabili sono degressivi quando all’aumentare della produzione tendono a diminuire (la curva tende ad appiattirsi) e progressivi nel caso in cui all’aumentare dei prodotti realizzati tendono ad aumentare in maniera più che proporzionale (la curva tende ad inclinarsi sempre più).

Un esempio di costi variabili degressivi è dato dalla situazione in cui l’azienda, con l’aumentare dei volumi di produzione, riesce ad ottenere prezzi più bassi di fattori della produzione. Un esempio di costi variabili progressivi può essere rappresentato dagli straordinari dei dipendenti: quando aumenta la produzione c’è spesso bisogno di un impegno dei dipendenti oltre l’orario ordinario, e un’ora di straordinario costa più di un’ora di lavoro relativa al compenso fisso.

I sistemi di controllo di gestione evoluti sviluppati per il monitoraggio delle performance d’impresa come la Suite E3 di Dialog tengono conto di tutte le tipologie di costi ed offrono un supporto avanzato e aggiornato. La contabilità analitica permette di disporre di dati su costi e ricavi imputati per centri di costo e di profitto, contribuendo ad elaborare in maniera più semplice ed efficace specifici conti economici per le diverse aree di attività. Inoltre il software per il reporting è dotato di funzionalità specifiche per configurare report aziendali costumizzabili.

  • Cos’è il lean thinking: approccio, strumenti e risultati News - Generale
  • Come si calcola il margine di guadagno: istruzioni e formule News - Generale
  • Contabilità industriale: cos’è e quando serve? News - Generale
  • Ottimizzazione dei processi aziendali: 5 modi per migliorarli News - Generale
  • Forecast: definizione e utilizzo del forecast aziendale News - Generale
  • Cos’è il lean thinking: approccio, strumenti e risultati 11 Gennaio 2023
  • Come si calcola il margine di guadagno: istruzioni e formule 23 Novembre 2022
  • Contabilità industriale: cos’è e quando serve? 16 Novembre 2022
  • Ottimizzazione dei processi aziendali: 5 modi per migliorarli 10 Novembre 2022
  • Forecast: definizione e utilizzo del forecast aziendale 28 Ottobre 2022

business plan costi fissi e variabili

Partita Doppia e Bilancio

Costi fissi e costi variabili

Costi fissi e variabili : cosa sono, come si fa ad individuarli e perché sono così importanti

business plan costi fissi e variabili

Analisi di Bilancio

L’analisi di bilancio: guida step by step.

business plan costi fissi e variabili

Controllo di gestione

Il controllo di gestione è facile….

business plan costi fissi e variabili

La gestione del Cash flow aziendale

business plan costi fissi e variabili

Accounting & Business School

business plan costi fissi e variabili

business plan costi fissi e variabili

Esempi di Costi Fissi e Variabili: Come Calcolarli

L’illuminazione generalmente è un costo fisso perché le luci nel negozio e negli uffici vengono accese anche se non si vendono prodotti. Questo significa che il costo dell’energia elettrica per l’illuminazione rimane costante indipendentemente dalle vendite effettuate.

D’altra parte, la forza motrice è un costo variabile perché i macchinari consumano energia in proporzione diretta alle quantità prodotte. Quindi, maggiore è la produzione, maggiore sarà il consumo di energia elettrica.

Per comprendere meglio la differenza tra costi fissi e variabili, possiamo fornire alcuni esempi specifici:

  • Break-even point: cosè e come si calcola lanalisi del punto…
  • Compito della motrice: tutto quello che devi sapere
  • Quali sono i costi fissi? Definizione e significato
  • Cosa sono le proporzioni: tutto ciò che devi sapere
  • Unità di misura per il volume: tutto quello che devi sapere
  • Accecare con i fari: come evitare di abbagliare gli altri…

Esempi di costi fissi: – Affitto dell’edificio: indipendentemente dal volume delle vendite, l’affitto dell’edificio rimarrà costante. Ad esempio, se si paga un affitto mensile di 1000 euro, tale importo rimarrà lo stesso, anche se non si vendono prodotti in un determinato periodo. – Salari dei dipendenti amministrativi: il costo dei salari dei dipendenti amministrativi, come segretari e contabili, rimarrà costante anche se le vendite diminuiscono o aumentano. – Costo delle assicurazioni: le polizze assicurative per il negozio o l’ufficio avranno un costo fisso, indipendentemente dalle vendite.

Esempi di costi variabili: – Materie prime: il costo delle materie prime varia in base alle quantità utilizzate nella produzione. Ad esempio, se si produce un determinato prodotto e si utilizzano 10 kg di materia prima a un costo di 5 euro al chilogrammo, il costo delle materie prime sarà di 50 euro. – Energia elettrica per i macchinari: come accennato in precedenza, l’energia elettrica necessaria per far funzionare i macchinari è un costo variabile. Maggiore è la produzione, maggiore sarà il consumo di energia elettrica e, di conseguenza, il costo associato. – Commissioni sulle vendite: se si utilizzano agenti di vendita o intermediari per vendere i prodotti, si potranno applicare commissioni sulle vendite. Queste commissioni varieranno in base al volume di vendite effettuate.

È importante tenere presente che, oltre ai costi fissi e variabili, ci possono essere anche costi semi-variabili, che sono una combinazione di entrambi. Ad esempio, il costo per l’utilizzo di un veicolo per le consegne potrebbe avere una componente fissa, come il pagamento del leasing, e una componente variabile, come il consumo di carburante.

In conclusione, i costi fissi e variabili sono due categorie di costi che le aziende devono considerare nella gestione delle proprie spese. I costi fissi rimangono costanti indipendentemente dalle vendite, mentre i costi variabili variano in base al livello di produzione o di vendite. È importante tener conto di entrambi i tipi di costi per valutare correttamente la redditività del proprio business e prendere decisioni finanziarie informate.

Quali sono i costi fissi, ad esempio?

I costi fissi sono quei fattori produttivi il cui valore complessivo rimane costante al variare delle quantità prodotte o vendute (volume di attività). Questi costi rappresentano una componente importante nella gestione di un’azienda, in quanto devono essere coperti indipendentemente dal livello di produzione o vendita.

Alcuni esempi di costi fissi includono l’affitto di uno spazio commerciale, la parcella del commercialista, il canone di un software, le spese di manutenzione e utilizzo degli impianti, le spese di amministrazione, le assicurazioni, i costi di pubblicità e marketing, i salari fissi del personale e così via.

L’affitto di uno spazio commerciale è un esempio classico di costo fisso, poiché il suo valore rimane invariato indipendentemente dal volume di vendite o dalla quantità di prodotti prodotti. Allo stesso modo, la parcella del commercialista o del consulente legale è un costo fisso, poiché viene pagato indipendentemente dall’attività svolta dall’azienda.

I costi fissi sono fondamentali per il funzionamento di un’azienda, in quanto rappresentano le spese necessarie per mantenere l’attività in funzione. Essi devono essere considerati attentamente nel processo decisionale, in quanto possono influire sulla redditività complessiva dell’azienda.

Quali sono i costi variabili, ad esempio?

Quali sono i costi variabili, ad esempio?

I costi variabili rappresentano una parte significativa dei costi di produzione di un’azienda. Oltre alle materie prime, esistono altri fattori che possono influenzare i costi variabili. Ad esempio, i costi del lavoro possono variare in base al numero di ore lavorate o al numero di dipendenti impiegati. Inoltre, i costi di trasporto e di logistica possono variare a seconda delle quantità di prodotti da trasportare e delle distanze da percorrere.

Un altro esempio di costo variabile è rappresentato dalle spese di marketing e pubblicità. Questi costi tendono a variare in base alle strategie di promozione adottate e alle quantità di prodotti venduti. Allo stesso modo, i costi delle materie prime possono variare a seconda delle fluttuazioni dei prezzi di mercato o delle condizioni di approvvigionamento.

È importante tenere traccia dei costi variabili per poter valutare l’impatto che hanno sul margine di profitto dell’azienda. Monitorare attentamente questi costi può permettere di ottimizzare la produzione e le strategie di vendita, al fine di massimizzare i profitti. Inoltre, una corretta gestione dei costi variabili può contribuire a mantenere la competitività dell’azienda sul mercato.

Quali sono i costi fissi e quelli variabili?

Quali sono i costi fissi e quelli variabili?

I costi fissi sono quei costi che un’azienda deve sostenere indipendentemente dalla quantità di beni o servizi prodotti o venduti. Questi costi rimangono costanti nel breve periodo e possono includere ad esempio l’affitto degli immobili, le utenze, i salari dei dipendenti, le spese amministrative e i costi di manutenzione. Indipendentemente dal fatto che l’azienda produca un solo prodotto o mille prodotti, i costi fissi rimarranno gli stessi.

D’altra parte, i costi variabili sono direttamente proporzionali alla quantità di beni o servizi prodotti o venduti da un’azienda. Questi costi aumentano o diminuiscono in base alla produzione e possono includere, ad esempio, i costi dei materiali, le commissioni sulle vendite, i costi di produzione, i costi di trasporto e i costi di imballaggio. Maggiore è la quantità prodotta o venduta, maggiori saranno i costi variabili.

È importante notare che i costi fissi e variabili insieme compongono il costo totale dell’azienda. Il costo totale è la somma dei costi fissi e dei costi variabili e rappresenta il costo complessivo sostenuto dall’azienda per produrre o vendere i suoi beni o servizi.

In conclusione, i costi fissi sono quei costi che rimangono costanti indipendentemente dalla quantità di prodotti o servizi prodotti o venduti, mentre i costi variabili sono direttamente proporzionali alla quantità prodotta o venduta. Comprendere la struttura dei costi fissi e variabili è essenziale per l’analisi dei costi e la gestione finanziaria dell’azienda.

Quali sono i costi fissi in economia?

Quali sono i costi fissi in economia?

I costi fissi sono una componente fondamentale nella struttura dei costi di un’azienda. Si tratta di quei costi che rimangono costanti indipendentemente dal volume di produzione o vendita dell’azienda. In altre parole, sono costi che devono essere sostenuti anche quando l’azienda non produce o non vende nulla.

I costi fissi includono spese come l’affitto dell’immobile in cui l’azienda opera, i salari dei dipendenti a tempo pieno, i costi delle utenze come l’elettricità e l’acqua, le spese per la manutenzione dell’attrezzatura e delle macchine, e le spese assicurative. Questi costi sono considerati fissi perché non variano al variare delle quantità prodotte o vendute.

Gli elementi dei costi fissi possono essere di diversa natura. Ad esempio, l’affitto dell’immobile può essere un costo fisso mensile o annuale, mentre i salari dei dipendenti possono essere costi fissi mensili o settimanali. Inoltre, i costi fissi possono essere diretti o indiretti. I costi fissi diretti sono quelli che sono direttamente attribuibili a un determinato prodotto o servizio, come ad esempio il costo di un macchinario specifico utilizzato per la produzione di un particolare prodotto. I costi fissi indiretti, invece, sono quelli che non possono essere attribuiti direttamente a un prodotto o servizio specifico, come ad esempio il costo di affitto di un’intera area di produzione.

I costi fissi sono un elemento importante nel calcolo del punto di pareggio, che rappresenta il volume di vendite necessario per coprire tutti i costi e generare un profitto. Nel breve periodo, i costi fissi non possono essere modificati, ma nel lungo periodo possono essere oggetto di revisione e riduzione, ad esempio attraverso la rinegoziazione dei contratti di affitto o l’implementazione di nuove tecnologie per ridurre i costi energetici.

In conclusione, i costi fissi rappresentano una componente essenziale nel calcolo dei costi di un’azienda. Essi sono quei costi che rimangono costanti indipendentemente dal volume di produzione o vendita dell’azienda e includono spese come l’affitto dell’immobile, i salari dei dipendenti, le utenze e le spese assicurative. Nel breve periodo, i costi fissi non possono essere modificati, ma nel lungo periodo possono essere oggetto di revisione e riduzione.

Qual è la differenza tra costi fissi e costi variabili?

I costi fissi e i costi variabili sono due tipologie di costi che le imprese devono considerare nella gestione delle loro attività. La differenza principale tra i due tipi di costi risiede nella loro natura e nella loro variabilità.

I costi fissi rappresentano tutti quei costi che rimangono costanti indipendentemente dalla quantità di prodotto o servizio che l’impresa produce. Questi costi sono spesso legati agli investimenti iniziali e alle spese generali dell’azienda. Ad esempio, i costi fissi possono includere l’affitto di un edificio, le spese per le utenze, i salari degli impiegati amministrativi e le spese di marketing. Questi costi devono essere sostenuti indipendentemente dal livello di produzione dell’impresa e non variano nel breve periodo.

D’altra parte, i costi variabili sono legati alla quantità di prodotto o servizio che l’impresa produce. Essi variano proporzionalmente all’aumento o alla diminuzione della produzione. Ad esempio, i costi variabili possono includere i costi dei materiali, i salari degli operai, le spese di trasporto e le commissioni sulle vendite. Questi costi sono strettamente legati all’attività produttiva e possono variare significativamente nel breve periodo.

È importante notare che la distinzione tra costi fissi e costi variabili non riguarda il tempo, ma piuttosto la variabilità in base alla quantità prodotta. In altre parole, un costo fisso può variare nel lungo periodo se l’impresa decide di aumentare o diminuire la sua capacità produttiva, mentre un costo variabile può rimanere costante nel breve periodo se la quantità prodotta non cambia.

In conclusione, i costi fissi rappresentano tutti quei costi che rimangono costanti indipendentemente dalla quantità prodotta, mentre i costi variabili sono strettamente correlati alla quantità di prodotto o servizio che l’impresa produce. È importante per le imprese comprendere la composizione dei propri costi e monitorarli attentamente al fine di ottimizzare la loro gestione e massimizzare i profitti.

business plan costi fissi e variabili

Business plan per startup: i 6 elementi fondamentali

Business plan per startup: i 6 elementi fondamentali

La realizzazione di un Business Plan per startup non vuol dire soltanto sviluppare un’idea di business per una futura azienda. È un documento che analizza ogni singola parte di un futuro progetto rendendolo concreto fino ai minimi dettagli. Perché, come diciamo sempre, solo avendo le idee chiare sarà possibile mettere in atto una strategia aziendale efficace .

Inoltre questo documento è assolutamente necessario per la richiesta di finanziamento da parte dello Stato o da investitori privati . Quindi niente dev’essere lasciato al caso, il Business Plan per startup è il passaporto che permette all’aspirante imprenditore di spiccare il volo.

Come strutturare un Business Plan per startup

La costruzione del Business Plan per aziende agli inizi deve essere in grado di spiegare, non solo a se stessi, ma soprattutto ai possibili finanziatori, cosa vogliamo fare, quali prodotti o servizi andremo a vendere e come abbiamo in mente di gestire il tutto. Quindi ci sono degli elementi che devono essere affrontati il prima possibile.

  • Piano di investimento
  • Costi fissi
  • Costi variabili
  • Proiezioni di vendita

Break even point

Risultato economico.

Più saranno chiari e dettagliati questi punti e più il Business Plan per la tua startup sarà credibile e soprattutto realistico. Perché il potenziale finanziatore ha bisogno di prospettive chiare. Vediamo nel dettaglio questi elementi

Come strutturare il piano d’investimento di una startup

In questa parte devono essere elencate tutte le spese per l’avviamento della startup . Come è facile intuire è fondamentale che si abbiano le risorse per avviare il percorso di un’azienda. Quindi la lista di beni materiali e immateriali necessari deve essere molto precisa. Non solo.

Va spiegato chiaramente perché una determinata spesa è assolutamente necessaria . Facciamo un breve elenco di alcune delle spese di avviamento necessarie.

  • Costituzione della società
  • Iscrizione al registro delle imprese
  • Spese varie per consulenze legali e aziendali
  • Rilascio di autorizzazioni e permessi
  • Acquisto di macchinari
  • Acquisto di software
  • Realizzazione di un sito aziendale
  • Pubblicità di lancio della startup e del nuovo prodotto

Queste sono solo alcune delle spese che devono far parte di un corretto piano d’investimento iniziale. Per ogni voce devono essere inserite le cifre esatte delle spese previste e anche la percentuale di ammortamento annuale .

Costi fissi e costi variabili di una startup

Una volta che la startup ha preso vita, l’azienda ha dei costi da sostenere a cui l’imprenditore deve far fronte per ogni mese della sua attività. Il modo più semplice per identificarli è tramite la divisione in costi fissi e costi variabili .

Cosa sono i costi fissi

I costi fissi sono quelli che sono presenti anche con una produzione minima e non cambiano al variare della produzione stessa. Tipici esempi di costi fissi sono ad esempio il canone di affitto dell’immobile dove ha sede l’azienda, la quota d’iscrizione alla camera di commercio, il compenso del commercialista.

All’interno di questa lista devono essere anche inseriti l’ammortamento e l’eventuale leasing riguardanti i macchinari. Ma anche gli stipendi dei dipendenti, al netto delle eventuali ore di lavoro straordinario.

Cosa sono i costi variabili

I costi variabili sono direttamente legati al volume di produzione. Riguardano invece tutte le spese che cambiano in base al volume di produzione di quello che si va a vendere. Se produciamo maniglie in ottone, più ne vendiamo e più ottone da lavorare dovremo acquistare. Inoltre dovremo tenere conto di quanta elettricità e carburante consumiamo per far funzionare i macchinari dell’azienda. Oppure delle eventuali spese di spedizione dei nostri prodotti. Tutto questo rientra tra i costi variabili.

Proiezioni di vendita nel Business Plan per startup

Per quanto possano sembrare delle previsioni altamente aleatorie, quelle di vendita sono davvero importanti all’interno di un Business Plan per giovani imprese . Esistono strumenti e metodologie in grado di ottenere delle realistiche previsioni di vendita , senza lanciarsi in obiettivi assolutamente insensati.

Una seria analisi di mercato che individui il numero dei potenziali clienti che possono essere interessati o che cercano effettivamente un certo prodotto è possibile. Le informazioni si possono dedurre ad esempio analizzando le comunicazioni aziendali e i bilanci pubblici dei competitor . In questo modo sarà possibile ricavare una proiezione di vendita credibile .

In base poi al prezzo praticato e avendo già chiaro il costo di produzione per singola unità si può passare allo step successivo.

Tutte le informazioni precedentemente raccolte servono poi per determinare il break even point nel Business Plan per startup . Questo calcolo deve tenere conto di tre fattori fondamentali.

  • I costi fissi
  • I costi variabili
  • Il prezzo di vendita del nostro prodotto

Grazie a questi elementi (e altri più complessi) è possibile stabilire il numero di prodotti che dobbiamo vendere ogni anno per coprire tutte le spese che la startup deve sostenere. Sotto questa soglia l’azienda lavora in perdita , sopra stiamo producendo profitti.

Questo percorso che troviamo all’interno del Business Plan per startup deve arrivare alla produzione di un conto economico che sia in grado di mostrare le prospettive di medio periodo . Parliamo quindi di circa 3 anni, che in questo periodo sono davvero moltissimi.

In ogni caso è importante far capire a chi legge il Business Plan se l’azienda sarà in grado di autofinanziare i futuri investimenti o avrà bisogno di una importante linea di credito . Oppure quando ci sarà il completo rientro dalle spese di avviamento della startup . Questi dati devono essere esposti in modo chiaro e dettagliato.

Consigli per un Business Plan per nuove imprese

Abbiamo raccolto parecchie informazioni finora, e magari ti sei imbattuto in termini che non conosci. È perfettamente normale. Aprire un’impresa e avviarla in un mercato già saturo o un mercato di nicchia comprende opportunità e rischi che devi conoscere, così come devono conoscerli i tuoi investitori.

Per questo motivo abbiamo aggiunto tre consigli che a parere nostro dovresti seguire: tre aspetti da non sottovalutare, perché possono determinare il successo del tuo piano d’azione .

Il Business Plan deve esser corto e conciso

Un Business Plan non deve essere lungo quanto un libro, ma deve essere principalmente corto , conciso , diretto , con statistiche , percentuali , numeri . Il focus non va disperso.

Devi dimostrare di conoscere il target clienti

A chi vuoi vendere i tuoi prodotti o servizi? Chi è il target della tua azienda ? Chi sono le persone che compreranno? In ogni piano aziendale il cliente è il soggetto che determina il successo , perché interessato ai prodotti e ai servizi. Non va sottovalutata ovviamente la fidelizzazione sul lungo termine.

Devi avere le idee chiare

Naturalmente, avere le idee chiare, dare l’impressione di conoscere il proprio campo e mercato permetterà agli investitori di prendere la scelta a tuo favore , scegliendo di investire sulle tue qualità.

Business plan per startup insieme a Up2Lab

Come è facile intuire la redazione di un Business Plan per un’azienda che deve ancora spiccare il volo è un compito davvero impegnativo. Per questo motivo è importante rivolgersi a professionisti come noi che sono in grado di dare un supporto di primo livello.

Perché un Business Plan preciso e credibile permette agli startupper di accedere a finanziamento fondamentali per l’avviamento dell’azienda.

Vuoi consulenza per rivedere creare il tuo Business Plan?

Related posts.

Le operazioni Venture Capital: come tutelarsi dalle scalate

Le operazioni Venture Capital: come tutelarsi…

Consulenza per startup: le aree di analisi

Consulenza per startup: le aree di…

Cessione quote startup: come tutelarsi

Cessione quote startup: come tutelarsi

Venture Capital e Private Equity: cosa sono e perché sono diversi

Venture Capital e Private Equity: cosa…

Leave a reply annulla risposta.

Your email address will not be published.Required fields are marked *

Hit enter to search or ESC to close

cookie

Costi fissi e variabili: come iniziare a fare un’analisi

Costi fissi e variabili: come iniziare a fare un’analisi

La classificazione tra costi fissi e variabili è una delle più utilizzate nell’analisi aziendale. E per una buona ragione. Infatti è importante conoscere quali costi sono connessi al tuo lavoro e soprattutto il loro ammontare. E lascia che ti dica una cosa: nessuna attività è troppo piccola per trarne beneficio.

Anche se sei un libero professionista o hai un piccolo negozio hai dei costi. Comprendere da cosa derivino, come la tua attività influisca su di loro e come puoi intervenire ti aiuta a migliorare, crescere e soprattutto, riconoscere i problemi prima che si presentino.

Ho diversi amici che hanno aperto la Partita Iva e si lamentano di non riuscire a fronteggiare i costi. Dopo aver pagato le tasse e i fornitori praticamente non avanzano nulla. Indagando un po’ ho scoperto che in molti casi in fase di preventivo non hanno tenuto conto di tutti i costi. E non si sono mai fermati un attimo a pensarci.

Chiaramente l’analisi di una piccola attività sarà più breve di quella di una grossa azienda. E ci si potrà permettere un maggior grado di approssimazione. Ma sarà comunque utile a pianificare il futuro.

Quindi iniziamo a porre le basi per l’analisi della tua attività.

I costi fissi

Come suggerisce il loro nome, i costi fissi sono quelli che non cambiano . Che sono sempre uguali, indipendentemente dall’ammontare del tuo lavoro , dal numero e le dimensioni dei progetti che realizzi o del numero di beni che produci.

Un tipico esempio di costo fisso è l’ affitto dei locali in cui svolgi la tua attività (che sia uno studio, un bar, un capannone non cambia). Se il contratto stabilisce che devi pagare 1.000 Euro al mese saranno 1.000 sia che tu lavori 2 giorni e fatturi 200 Euro, sia che lavori 30 giorni e fatturi 50.000 Euro. Più fisso di così.

Altri costi fissi sono quelli per il commercialista e il consulente del lavoro . In alcuni casi potrebbero essere influenzati da alcuni fattori temporanei. Ad esempio un picco di lavoro potrebbe portare ad un aumento delle assunzioni e di conseguenza un aumento dell’onorario delle studio paghe. Ma per il 99% delle piccole attività questo non succede.

Se volessimo rappresentare questi costi in un grafico, sarebbe una linea retta:

La rappresentazione grafica dei costi fissi è una linea orizzontale

Costo del personale

La classificazione del costo del personale merita una riflessione a parte. Esso infatti è in parte fisso , ma in alcuni casi in parte dipende dalla quantità di lavoro, e quindi variabile .

La segretaria di uno studio medico infatti riceverà lo stesso stipendio sia che nel mese vengano effettuate 10 visite sia che ne effettuino 100. Mentre un’operaia un mese potrebbe lavorare 160 ore e un altro 180, per far fronte a un aumento delle richieste. Il suo costo quindi dipende dalla quantità di lavoro.

Tuttavia, in caso di micro e piccole imprese generalmente possono essere considerati tutti fissi , quindi mettiamoli in questa categoria per intero senza impazzire. È solo importante che tu capisca che non sempre le cose sono così nette.

L’aumento dei costi fissi

I costi fissi non sono influenzati dalle quotidiane fluttuazioni del lavoro. Questo però non significa che restino immutati vita natural durate. Se le cose vanno bene e l’attività cresce infatti dovrai prendere un ufficio più grande, acquistare un nuovo macchinario o assumere 10 nuovi dipendenti in pianta stabile.

Tutti questi eventi creano un aumento dei costi fissi, che però poi restano stabili anche se il lavoro aumenta. Finché non sarai arrivato al punto in cui la tua struttura sarà di nuovo al limite, dovrai prevedere un nuovo investimento e così via.

Quindi, possiamo rappresentare l’ aumento dei costi fissi nel tempo con degli scalini :

la rappresentazione grafica dell'aumento dei costi fissi assomiglia a una scala

Aumentare un costo fisso prevede di solito un impegno economico rilevante e un po’ di tempo per essere messo in piedi (per trovare i nuovi spazi, selezionare il personale, o firmare il contratto per un nuovo tornio). Per questo gli aumenti non avvengono nel brevissimo periodo, ma devono essere pianificati in anticipo.

Anche perché non è facile tornare indietro (soprattutto nel breve periodo).

I costi variabili

Vediamo ora l’altra faccia della medaglia. I costi variabili sono quelli che dipendono proporzionalmente dalla quantità di lavoro svolto .

I più importanti costi variabili sono quelli per materie prime e materiali per la realizzazione dei prodotti (nel senso più ampio del termine). Ad esempio, un negozio per animali acquisterà i croccantini “Buoni buoni” (ho inventato il nome, non credo esistano veramente) in base alle vendite. Se ci saranno molte richieste ne acquisteranno di più, se pochi clienti le vorranno di meno.

Un sarto acquisterà una certa quantità di cotone blu se dovrà confezionare 10 camice, ma ne acquisterà il doppio se avrà ricevuto un ordine per 20.

Un avvocato richiederà la consulenza di un perito se richiesto da uno specifico caso.

In tutte queste situazioni, il costo per la merce o il servizio acquistato dipende strettamente dall’andamento del lavoro. E la fluttuazione segue a stretto giro quella delle richieste dei clienti.

Per rappresentare graficamente l’andamento dei costi variabili si usa una linea obliqua .

la rappresentazione grafica dei costi variabili è una linea obliqua

Al contrario di quanto accade per i costi fissi, l’aumento o la diminuzione di questi costi è molto veloce, quasi all’ordine del giorno.

I costi progressivi e regressivi

Per semplificare abbiamo detto che i costi variabili aumentano proporzionalmente all’aumentare della quantità di lavoro. In realtà non è sempre così. In alcuni casi l’aumento è più che proporzionale, in altri meno.

Il primo è il caso dei costi progressivi , in cui all’ aumento della quantità richiesta aumenta il costo unitario del bene (e di conseguenza il costo totale aumenta in maniera più che proporzionale). È il tipico esempio delle ore di straordinario, che costano più delle ore ordinarie. Quindi un 10% di ore di lavoro in più potrebbero corrispondere a un 15% di costo in più (non sono assolutamente numeri realistici, servono solo a chiarire il concetto).

Al contrario, i costi regressivi sono quelli che aumentano in modo meno che proporzionale rispetto alla quantità acquistata. Ad esempio perché è previsto uno sconto per grandi quantità. Quindi, se il nostro negozio compra 1.000 confezioni dei croccantini “Buoni buoni”,costeranno 1.000 Euro (1 Euro a confezione), ma se ne acquista 5.000 il prezzo totale sarà 4.000 Euro (0,80 Euro a confezione).

Esempi di costi fissi, costi variabili e casi particolari

Alcuni costi sono chiaramente fissi o variabili. E la loro classificazione è pressoché universale (salvo casi rarissimi che qui possiamo anche ignorare). Per altri la cosa non è così semplice. Può dipendere dalla natura dell’attività o da come vengono gestiti. In questo caso devi valutare tu in base alla tua situazione in quale categoria inserirli.

Vediamo alcuni esempi.

Esempi di costi fissi

Sono praticamente sempre costi fissi :

  • affitti/locazioni
  • riscaldamento
  • studi di consulenza (commercialista, studio paghe, medico del lavoro, RSPP,…)
  • assicurazioni
  • spese bancarie (quelle per la tenuta del conto)
  • manutenzione ordinaria
  • ammortamenti
  • ricerca e sviluppo
  • dipendenti (con la precisazione di cui abbiamo parlato prima)
  • imposte come IMU e TARI

Esempi di costi variabili

Possono essere tranquillamente inseriti tra i costi variabili quelli per:

  • merci e materie prime
  • consulenti legati a uno specifico progetto (psicologi, ingegneri, grafici,…)
  • manutenzione straordinaria
  • interessi passivi bancari (che dipendono dall’ammontare del debito con le banche)
  • imposte sul reddito (che dipendono però dal fatturato, non dalla quantità di lavoro)

Casi particolari

Anche la classificazione dei costi ha le sue zone grigie. Qui ne vediamo alcune, ma non escludo che nella tua attività ne incontrerai altre.

Energia elettrica: quella che serve per l’illuminazione di un negozio o per alimentare le attrezzature di un ufficio è un costo fisso. Ma quella che fornisce la forza motrice a un macchinario, ad esempio un tornio, è variabile. Infatti se il lavoro diminuisce e io dimezzo i tempi di utilizzo della macchina si ridurrà anche il costo dell’energia.

E in alcune imprese è un costo misto: una parte fissa o una variabile. Come nelle officine meccaniche. L’elettricità usata negli uffici è uno costo fisso, quella usata dal tornio variabile. In questo caso è anche abbastanza semplice la suddivisione nelle due categorie perché l’ufficio usa 220 volt, la produzione 380.

In altri casi è più complicato. Prendiamo ad esempio un bar. L’energia elettrica per illuminare l’ambiente e mantenere in stand-by la macchina del caffè è un costo fisso. Quella per fare il caffè a un cliente variabile.

In tutti i casi in cui non è possibile separare la quota fissa da quella variabile puoi usare il principio della prevalenza: valuta se nel tuo caso è maggiore la quota fissa o variabile e metti tutto il costo in quella categoria.

Gas: vale lo stesso discorso dell’energia elettrica. Se serve per scaldare l’acqua in bagno è fisso (e per la maggior parte delle attività sarà così), ma se l’acqua calda viene usata nella produzione o nell’esecuzione del lavoro, come ad esempio per un parrucchiere, è variabile.

Anche qui ci si può appellare alla prevalenza.

Telefono e connessione internet: qui dipende dal contratto. Se hai un abbonamento illimitato e quindi paghi una quota stabile mensile è un costo fisso. Se hai un abbonamento a consumo è variabile. Potrebbe anche essere misto: se il tuo abbonamento comprende 500 minuti di conversazione e 50 giga di navigazione, oltre i quali paghi a consumo puoi considerare la prima parte fissa e la seconda variabile.

Comunicazione e marketing: queste spese sono fisse o variabili, nella maggior parte delle attività entrambe le cose. Ad esempio, il costo del social media marketer che gestisce le tue pagine social quotidianamente o l’agenzia che cura il tuo sito web è un costo fisso. La spesa per la sponsorizzazione di un particolare evento su Facebook è un costo variabile. In questo caso è abbastanza semplice dividere la quota fissa da quella variabile.

Il costo totale

Costi fissi e variabili non sono due mondi indipendenti, ma si incontrano per dare vita al costo totale della tua attività.

I tuoi costi aziendale infatti sono tanto quelli fissi quanto quelli variabili. E deve importarti di entrambi.

Il costo totale è dato dalla somma dei costi fissi e di quelli variabili. Per questo graficamente sono rappresentati con una linea obliqua che parte dall'altezza dei costi fissi per crescere con la stessa inclinazione di quelli variabili

A cosa serve conoscere costi fissi e costi variabili

Sapere quali costi caratterizzano la tua attività e a quanto ammontano è il primo passo per fare scelte consapevoli e minimizzare il rischio di fallimento (non puoi mai azzerarlo, questo fa parte del gioco).

Infatti, come abbiamo visto, queste due tipologie di costo ti servono per conoscere il costo totale della tua attività. E di conseguenza comprendere quanto devi fatturare per non andare in perdita.

Inoltre, avere presente questi elementi ti aiuterà a stabilire il budget per un progetto, a fare preventivi per i tuoi clienti e a calcolare il tuo break event point .

È anche fondamentale per decidere se fare o meno un investimento o se accettare un grosso lavoro.

In questi casi infatti potresti dover aumentare i costi fissi, ma prima di farlo assicurati di poterli sostenere anche nel lungo periodo. Se hai fatto una buona analisi della tua situazione attuale e hai preso dimestichezza con questi concetti, ti basterà fare qualche simulazione e poi potrai decidere se gettarti o meno in una nuova avventura.

La consapevolezza non ti impedirà di sbagliare e non ti assicura di non fallire. Ma di certo aumenta le probabilità di successo.

E tu hai già fatto questa classificazione dei costi? O pensi di farlo dopo aver letto il mio articolo?

Fammi sapere come è andata e se hai incontrato tipologie di costo che non ho inserito nei miei elenchi.

  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)

Dai un occhio anche a questi:

Autore: susanna ruffato, lascia un commento annulla risposta.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati .

business plan costi fissi e variabili

Costi fissi, costi totali e costi variabili dell’azienda: cosa sono

Picture of Business Coaching Italia

  • 19 Novembre 2022

I costi fissi sono quei costi che non variano al variare delle quantità che un’azienda produce o vende.

I costi variabili , invece, sono direttamente e proporzionalmente legati alla quantità di beni e servizi prodotti da un’azienda. 

Il costo totale, infine, è la somma tra costi fissi e costi variabili. 

Sia i costi fissi che i costi variabili sono fondamentali per le aziende che intendono pianificare strategie imprenditoriali efficaci in grado di incrementare il fatturato. 

Il costo fisso

Il costo fisso è un costo che non subisce variazioni nel caso in cui varia la produzione. Ciò vuol dire che il costo fisso è un costo sostenuto dall’imprenditore anche di fronte a un fatturato pari a zero. 

Se, ad esempio, un’azienda deve produrre un bene specifico e necessita di alcuni macchinari, questi rappresentano un costo fisso, che non prende in considerazione il totale dei prodotti realizzati in un anno. 

Viene considerato un costo di struttura poiché è il prezzo che l’imprenditore paga per poter mandare avanti l’attività.

Quindi, è importante analizzare i costi fissi prima di iniziare un business nuovo in quanto, se le previsioni sono errate, il rischio è di mandare a monte l’equilibrio economico di un’azienda. 

il costo fisso

Il costo variabile

Il costo variabile è l’insieme dei costi che crescono o decrescono proporzionalmente alle variazioni di produzione. 

I costi variabili, variano in base alla quantità di beni che un’azienda produce. Di conseguenza, se produce zero, i costi variabili saranno di uguale valore. 

Se la produzione arriva a livelli eccezionali, i costi variabili saranno molto elevati quindi, il costo variabile è il costo che un’azienda deve obbligatoriamente sostenere per produrre prodotti o erogare servizi. 

Prendiamo ad esempio le materie prime, che rappresentano un costo variabile in quanto sono fondamentali per la produzione di un determinato prodotto. 

Se, da un lato, un’azienda può decidere liberamente il maggiore o minore utilizzo di materie prime, aumentando o diminuendo i costi variabili, lo stesso non si può dire dei macchinari che servono per produrre beni e legati ai costi fissi. 

Il costo variabile

Il costo totale

Il costo totale è la somma dei costi variabili e dei costi fissi. È il costo che un’azienda è chiamata a sostenere in un anno di attività. 

Ovviamente siamo di fronte a un costo variabile in quanto, più la produzione di beni o l’erogazione di servizi aumenta, più aumentano i costi variabili a essa connessi. 

Da ciò si deduce che il costo totale cambia in base al variare del costo variabile. 

Quindi, come abbiamo visto, analizzare i costi è strategicamente fondamentale per pianificare un’attività nel modo migliore. 

Commettere un errore potrebbe essere fatale, e un errore molto comune è proprio la sottostima dei costi che devono essere sostenuti per mantenere operativa un’azienda o per dare inizio a un’attività nuova. 

Il costo totale

Contenuti dell'articolo

Scopri il metodo BCI

Possiamo costruire un programma di coaching su misura per la tua azienda

Abbiamo fondato il metodo sui principi dell’Autoefficacia perché offrono risultati concreti e scientificamente misurabili. Al coaching basato sull’Autoefficacia abbiamo unito la consulenza 1-1.

Ti potrebbe interessare anche...

Inbound Marketing Cos'è?

Inbound Marketing Cos’è?

Quali sono le differenze tra il marketing e vendite

Quali sono le differenze tra il marketing e vendite

Come dare feedback positivi o negativi ai propri dipendenti

Come dare feedback positivi o negativi ai propri dipendenti

Competitor di un’azienda: cos’è

Competitor di un’azienda: cos’è

budget aziendale cos'è

Budget aziendale: cos’è e come organizzarlo al meglio

Il Back office

Il Back office

Argomenti del blog.

Business Coaching Italia

Bsness.com

Il modello di business plan in excel

In questa pagina ti spieghiamo come fare un business plan con excel in maniera completamente gratis e utilizzando il più possibile termini semplici e in italiano .

Se vuoi conoscere i termini tecnici in spagnolo puoi andare all’articolo “ Como hacer un plan de negocios en excel “

Illustreremo passo passo come trasformare gli elementi base del tuo progetto in un piano d’impresa economico e finanziario .

Per semplificare ulteriormente la comprensione di tutto il processo, utilizzeremo un esempio di business plan di un ristorante in fase di start-up e cioè fin dal momento della sua costituzione e dei primi investimenti.

L’obiettivo di questo lavoro è quello di arrivare, attraverso tutti i passaggi intermedi, alla costruzione del:

  • bilancio in formato CEE (quello che devono pubblicare le srl per intenderci);
  • rendiconto finanziario e cioè di tutti i flussi di denaro in entrata e in uscita.

Contenuti dell'articolo

I primi passi dell’esempio di business plan in excel: costituzione e investimenti

Per iniziare dobbiamo chiarire quando verrà costituita la società, l’importo del capitale sociale e quando verrà versato.

Per le srl è obbligatorio versare un quarto del capitale sociale al momento della costituzione ma la parte restante può essere versata successivamente senza limiti di tempo.

Può essere creata una semplice tabella di excel come quella che riportiamo a lato con l’indicazione delle date e degli importi del capitale sottoscritto e dei vari versamenti.

tabella excel versamento capitale sociale

Gli investimenti in beni strumentali e l’accensione dei mutui

A seguire dovremo creare un foglio di excel dedicato all’indicazione di tutti gli investimenti che intendiamo realizzare e al calcolo delle quote di ammortamento.

Come si può vedere dalla tabella che riportiamo qui sotto, sarà necessario impostare un po’ di formule ma sarà sufficiente farlo per il primo bene strumentale e poi copiarle per le righe successive.

Lo schema deve contenere la descrizione e la tipologia di investimento effettuato, l’importo al netto dell’IVA, la data di acquisto e il coefficiente di ammortamento in modo da poter calcolare facilmento la quota per ognuno dei cinque anni.

Sulla base della data di acquisto verrà poi riportata l’uscita finanziaria nelle tabelle di cash flow che costruiremo più avanti.

esempio excel investimenti e calcolo ammortamenti

I mutui e il calcolo della rata con excel

A completamento di questo primo passo indicheremo l’importo dei finanziamenti e prestiti di cui avremo bisogno e che andremo a chiedere alla banca.

Sulla base di tutta una serie di dati (importo, data accensione, durata, tasso, periodicità) potremo calcolare l’importo della rata e degli interessi passivi.

Possiamo prendere i dati anche dal piano di ammortamento che è possibile calcolare online oppure da quello che ci fornirà la banca.

È meglio se impostiamo la tabelle con le formule di excel per il calcolo delle rate in modo da poter gestire tutto automaticamente se decideremo di cambiare l’importo del mutuo da chiedere o se vogliamo fare delle simulazioni.

accensione mutui e finanziamenti

Modello business plan in excel dell’attività caratteristica dell’impresa

La definizione dei prodotti e dei prezzi di vendita.

Questa è la fase più importante della costruzione del business plan in quanto ci permetterà di calcolare i costi fissi e variabili complessivi, i fatturati e i flussi di cassa dell’attività caratteristica.

Come prima cosa individueremo i prodotti e servizi oggetto dell’attività ed i relativi prezzi di vendita per ognuno dei cinque anni qualora prevedessimo una loro variazione nel tempo.

Questa tabella conterrà solo i dati da noi immessi, senza effettuare alcun calcolo, ma verranno utilizzati successivamente per il calcolo dei ricavi di ogni articolo e per ogni mese dei cinque anni che prenderemo in esame.

elenco prodotti e servizi e prezzi di vendita

Gli schemi per i costi variabili di acquisto

Dopo aver definito i prezzi di vendita o le tariffe dei servizi erogati dall’impresa, passiamo alla parte relativa ai costi.

L’ideale è creare due tabelle differenti: una per i costi di acquisto degli articoli esclusivamente commercializzati e una per i costi variabili di produzione.

La seconda la vedremo successivamente e sarà un po’ più articolata in quanto andremo a costruire il costo di produzione di ogni prodotto o servizio.

Di seguito vediamo come impostare la tabella dei costi di acquisto, sempre con lo stesso formato di quella dei prezzi di vendita e con l’intestazione che prende automaticamente i nomi dei prodotti dalla prima tabella.

modello di schema dei costi di acquisto

La tabella dei costi per provvigioni e commissioni di vendita

Se l’attività lo richiede, possiamo creare anche una tabella nella quale indicare la percentuale di provvigioni pagate alla rete vendita e/o le commissioni per l’incasso tramite carta di credito, paypal o altri intermediari finanziari.

Sulla base di tali percentuali poi calcoleremo i costi sostenuti per le provvigioni di vendita in percentuale rispetto ai fatturati conseguiti.

modello business plan excel provvigioni

Abbiamo costruito un modello per il calcolo dei costi variabili relativi ai beni che vengono prodotti o ai servizi che vengono erogati.

I costi variabili per le prestazioni di servizi

Anche per i servizi possono essere sostenuti dei costi variabili come ad esempio l’intervento di un free-lance per servizi di grafica o servizi web.

Il caso più classico è sempre quello della produzione di un bene come, ad esempio, un piatto di pasta che richiederà l’utilizzo di 100 gr. di pasta, 50 gr di condimento e 5 cc di olio.

Vediamo la tabella di excel che abbiamo costruito e che, oltre alla solita intestazione che prende i dati dalla prima tabella, riporterà l’elenco di tutti i componenti di costo variabile utilizzati dall’impresa.

Nella colonna di sinistra indicheremo tutti i componenti di costo variabile e cioè le materie prime, i semilavorati, le lavorazioni esterne, la mano d’opera variabile e le spese di trasporto direttamente afferenti alla realizzzione dell’unità di prodotto o servizio.

Per ogni componente indicheremo la tipologi e il prezzo unitario dell’unità di misura che abbiamo scelto per ogni componente, ad esempio il grammo, il litro, il kilo o un’unità di tempo come ora o giornata.

Termineremo poi la compilazione della tabella indicando, per ogni prodotto, le quantità di ogni componente utilizzate per produrlo.

esempio business plan excel calcolo costi variabili

Business plan template in excel per il calcolo dei volumi di vendita

Le tabelle per indicare i volumi di vendita e le rimanenze.

Per il calcolo dei volumi di vendita abbiamo realizzato cinque templates in excel , uno per ogni anno, nei quali inserire i volumi di vendita mensili per ognuno dei nostri prodotti.

Se creiamo una riga nella quale riportare i volumi di produzione (che calcoleremo tra poco), potremo anche calcolare le rimanenze di ogni prodotto a fine anno e, moltiplicandole con i costi di acquisto o di produzione, otterremo il valore delle rimanenze finali per ogni anno.

L’obiettivo è sempre quello di realizzare una struttura che poi ci permetta di apportare qualunque modifica rapidamente e con il conseguente aggiornamento in tempo reale di tutti i dati.

Questa è una delle caratteristiche di excel e che dobbiamo cercare di sfruttare a pieno.

La tavola di excel dei volumi di vendita apparirà come nella figura riportata di seguito:

  • Intestazioni con i nomi dei prodotti riportati automaticamente;
  • colonna di sinistra con il nome dei mesi ed indicazione dell’anno;
  • una matrice nella quale verranno indicati, manualmente o in automatico, i volumi di vendita previsti per ogni prodotto e per ogni mese .

business plan template volumi di vendita

Come calcolare rapidamente e in modo intelligente i volumi di vendita

Come dicevamo in precedenza, sarebbe utile creare una tabella per il calcolo automatico dei volumi , in modo da ottenerli secondo una logica evitando di inserire dati a caso o senza un criterio univoco.

Noi abbiamo creato un template in excel , che riportiamo di seguito, che si basa su informazioni quali il numero di:

  • giorni di apertura;
  • pasti giornalieri (colazione, pranzo e cena sarebbe tre, ad esempio);
  • turni medi che riusciamo a gestire per ogni tavolo durante ogni tipologia di pasto;

Sulla base di tali dati possiamo già ottenere il numero di coperti potenziali a disposizione per ogni mese e, indicandoo la percentuale di riempimento prevista, otterremo il numero di coperti effettivi per ogni mese.

Ovviamente per ogni differente attività potrà essere creata una tabella per il calcolo dei volumi di produzione basata sulle peculiarità di ogni tipo di impresa.

Per concludere, abbiamo indicato la percentuali di clienti che ordinerà ogni portata o bevanda prevista.

Ovviamente ogni cliente ordinerà due, tre o quattro cose e quindi la somma di tutte le percentuali indicate dovrà per forza essere superiore al 100%.

Nella tabella dei volumi di vendita che abbiamo visto prima, riporteremo la formula che moltiplica il totale dei coperti per la percentuale indicata e otterremo il numero di vendite mensili di ogni portata, dolce o bevanda.

Così è come abbiamo impostato il nostro template:

template excel calcolo volumi di vendita

Un template per indicare i volumi di produzione

Sulla base dei volumi di vendita calcoleremo anche i volumi di acquisto e si produzione che, ovviamente, dovranno tener conto delle capacità produttive, logistiche e finanziarie dell’impresa.

In funzione dei macchinari e dei mezzi di produzione installati, l’azienda avrà una capacità produttiva limitata entro un determinato numero di unità.

Lo stesso ragionamento andrà fatto per la logistica in quanto, anche in caso di attività commerciale, i magazzini potranno contenere solo una determinata quantità di beni, prodotti o materie prime.

Anche la capacità di assemblaggio o produzione sarà limitata in funzione del personale dipendente e degli spazi disponibili per svolgere le varie operazioni.

Infine avremo il limite imposto dalle risorse finanziarie disponibili che ci consentiranno l’acquisto di determinate quantità di materie prime o di merci e l’assunzione di un numero limitato di dipendenti.

Tenendo conto di tutti questi fattori ma anche del piano di marketing e quindi della capacità di vendita e distribuzione, dovremo determinare le quantità prodotte o acquistate ed inserirle in un template di excel impostato come quello che mostriamo ora:

template volumi di produzione con excel

Il calcolo di costi, ricavi e il bilancio in Excel

Sulla base dei dai inseriti fino ad ora andremo a calcolare il totale dei costi fissi, dei costi variabili e dei ricavi.

Andremo poi a costruire il bilancio CEE composto da stato patrimoniale e conto economico e il rendiconto finanziario .

Come calcolare il totale dei ricavi o fatturato delle vendite

Come primo passo calcoliamo il fatturato creando uno schema dove, per ogni prodotto e servizio, calcoleremo i ricavi per ogni mese e per ogni anno.

Una volta create le 5 tabelle contenenti i fatturati ne creeremo una riassuntiva con il fatturato mensile e annuale di tutti e cinque gli anni.

Le tabelle dovranno essere impostate come segue e le formule da inserire dovranno essere semplicemente il prodotto dei prezzi di vendita per i volumi di vendita.

Questa tabella sarà ancora più semplice della precedente da calcolare e sarà sufficiente riportare la somma dei fatturati mensili per ogni anno.

Otterremo così il template che riportiamo qui di seguito dove saranno indicati i ricavi mese per mese e anche il fatturato complessivo per ognuno dei 5 anni presi in esame.

Vi ricordiamo di collegare sia le intestazioni dell’anno che quelle dei mesi alla prima tabella in cui compaiono.

Così, se volete cambiare anno oppure la lingua di indicazione dei mesi, sarà possibile farlo cambiandoli solo nella prima tabella.

Ecco di seguito il template di excel da utilizzare per il calcolo dei ricavi complessivi:

template calcolo ricavi analitici del ristorante

Il calcolo dei costi variabili

Così come abbiamo fatto per i ricavi, lo faremo anche per i costi variabili di produzione e di acquisto, moltiplicando i volumi di acquisto e produzione per il prezzo di acquisto o per il costo di produzione.

Excel permette di fare tutto ciò in modo relativamente semplice e veloce.

Sarà sufficiente calcolare la prima formula e poi ricopiarla per i dodici mesi e, infine, ricopiare l’intera colonna a destra per i cinque anni.

Terremo sempre i mesi nella colonna di sinistra e gli anni o i prodotti nella riga in alto della tabella.

Ecco un esempio del modello di calcolo dei costi variabili analitico e complessivo:

business plan costi fissi e variabili

Il calcolo dei costi per le provvigioni di vendita

Se vi ricordate, all’inizio abbiamo indicato la percentuale di commissioni o provvigioni di vendita.

Bene, se paghiamo commissioni per l’incasso tramite carta di credito oppure provvigioni ad esercizi convenzionati o strutture che ci mandano i clienti, ora potremo calcolarne facilmente l’importo.

Partendo dai ricavi conseguiti mese per mese, dovremo semplicemente moltiplicarli per le percentuali indicate precedentemente.

È importante che lo schema di excel sia strutturato sempre come i precedenti in modo che risulti facile impostare e ricopiare le formule.

Avremo sempre la lista dei proddotti in alto e dei mesi a sinistra.

Impostiamo la prima formula data dai ricavi per la % prevista e otterremo il costo mensile per provvigioni.

Poi dobbiamo ricopiare la formula verso il basso e, a seguire, l’intera colonna verso destra e otterremo una tabella con i costi mese per mese e prodotto per prodotto relativa al primo anno.

Faremo poi la stessa cosa per tutti e cinque gli anni ottenendo la tabella seguente:

calcolo commissioni e provvigioni di vendita

Il calcolo dei costi fissi con una tabella di excel

Per ottenere i costi fissi non dovremo far riferimento ai volumi di vendita o di produzione ma sarà molto più semplice.

Dovremo solamente creare una tabella con indicate tutte le tipologie di costi fissi suddivise in personale, servizi, godimento beni di terzi e altri oneri di gestione.

Talee suddivisione ci sarà poi utile nella costruzione del bilancio CEE.

Nell’intestazione lungo la prima riga in alto, indicheremo invece i mesi da gennaio a dicembre per tutti e cinque anni consecutivamente.

Andremo poi a indicare, mese per mese, l’importo di ogni tipologia di costo fisso che, se si ripeterà uguale per tutto l’anno, potremo semplicemente ricopiare verso destra.

Vediamo di seguito un pezzo della tabella che andremo a costruire. Non è possibile visualizzarla tutta per ragioni di spazio.

tabella excel costi fissi

Costruiremo poi una tabella riassuntiva nella quale indicare, per ogni tipologia di costo, il totale annuo.

Realizziamo anche una tabella con i flussi di cassa in uscita derivanti dai costi fissi che andremo poi a collegare con quelle realizzate per le entrate, per gli investimenti e per i costi variabili.

schema riassuntivo costi fissi

Ecco come costruire stato patrimoniale e conto economico con Excel

Ora che abbiamo ottenuto tutti i dati dei quali avevamo bisogno e cioè:

  • ammortamenti relativi ai beni strumentali e flussi di cassa in uscita per il loro acquisto;
  • entrate relative ai mutui accesi e calcolo delle rate e interessi passivi;
  • ricavi derivanti dalle vendite e relativi flussi di cassa in entrata;
  • costi variabili per l’acquisto delle merci e per le materie prime e relativo cash flow in uscita;
  • spese per commissioni e provvigioni di vendita;
  • costi fissi per il personale, per i servizi, per il godimento di beni di terzi e eper gli altri oneri di gestione;
  • flussi di cassa in uscita relativi ai costi fissi,

potremo ora iniziare a costruire il bilancio CEE utilizzando excel, composto dal conto economico e dallo stato patrimoniale.

Per la costruzione del bilancio voce per voce realizzeremo un’altra guida specifica perhcè si tratta di un argomento lungo e avolte anche un po’ complesso.

Per chi non ha voglia di aspettare o di impiegare troppo tempo per costruirselo da solo, diamo la possibilità di scaricare un business plan in excel già fatto e costruito da noi.

E per terminare la costruzione del business plan in excel, riportiamo lo schema di conto economico e di stato patrimoniale che abbiamo realizzato e che potrete anche voi provare a costruire utilizzando i dati fino ad ora ottenuti:

modello bilancio excel

Cerca il software business plan specifico per la tua attività , con un esempio completo realizzato da esperti del settore .

software business plan startup

  • Agevolazioni Invitalia
  • Aprire un'impresa
  • Business model canvas
  • Business plan
  • Casa di riposo
  • Come aprire una nuova attività
  • Come fare un business plan
  • Esempio business plan
  • Executive summary
  • Finanziamenti
  • Gestione aziendale
  • Indici di bilancio
  • Linee guida EBA
  • Matrice Raci
  • Quanto costa aprire …
  • Quanto guadagna un'impresa
  • Resto al sud
  • Senza categoria

Ultimi Articoli

  • Quanto si guadagna con una sala slot in Italia?
  • Quanto si guadagna con le crepes in Italia?
  • Quanto costa una creperia? Apertura o acquisto
  • Start up: cosa si intende, cosa sono e come si avviano
  • Quanto costa aprire un’autofficina in Italia?
  • Quanto fattura un’autofficina in Italia?
  • Quanti soldi ci vogliono per aprire un’azienda agricola in Italia?
  • Quanto costa aprire una società immobiliare in Italia?

Commenti recenti

  • Valerio Rossi su Software business plan Creperia
  • Vincenzo Gorra su Software business plan produzione infissi
  • Stefano Musso su Software business plan società di consulenza
  • Serena Leonardi su Software business plan wine bar
  • Francesca Pivetti su Software business plan Nail center

Agenzia viaggi Analisi swot Aprire un'attività commerciale aprire una libreria Aprire un b&b Aprire un negozio Aprire un negozio online Aprire un ristorante Aprire un ristorante senza esperienza Bar Bilancio riclassificato Business model canvas Business plan b&b Casa di riposo cash flow Centro estetico Come aprire un bar Come fare un business plan Conto economico riclassificato Costi fissi Costi variabili Criterio finanziario distributore automatico Dscr e-commerce EBITDA Errori busines plan parrucchiere Esempio business plan Executive summary Finanziamenti Finanziamenti casa di riposo glamping Guida turistica Imprenditoria femminile Indici di redditività invitalia Linee guida EBA 2021 Marketing Matrice Raci Organigramma Parrucchiere Piccola azienda agricola Pizzeria Quanto costa aprire quanto costa aprire una palestra Quanto costa aprire un bar Quanto guadagna Quanto guadagna un fisioterapista Quanto guadagna un hotel Quanto guadagna uno psicologo rendiconto finanziario Requisiti b&b requisiti casa di riposo resto al sud Riclassificazione stato patrimoniale Ristorante ROE ROI selfiemployment Software business plan Stabilimento balneare start up innovative template business plan

Ora disponibili i moduli per i bandi Invitalia e il software DSCR per il calcolo degli indici di bancabilità! Ignora

informazione fiscale logo

  • Contabilità e impresa
  • Controllo di gestione

Business plan, parte numerica in 5 step

La parte numerica del business plan prevede cinque diverse tappe.

Business plan, parte numerica in 5 step

Dopo esserci occupati nei giorni precedenti della parte descrittiva del business plan , oggi ci focalizzeremo sulla stesura della parte numerica.

In questo caso le regole di collaborazione riguarderanno i budget di ricavi, costi fissi, costi variabili, personale e investimenti.

Se sei un imprenditore , devi avere uno schema di riferimento per costruire il tuo business plan numerico.

Se invece sei un consulente , devi conoscere come aiutare il tuo cliente ad averne uno. In entrambi i casi, sarà sempre l’imprenditore a dover formulare il lavoro di base, in logica di collaborazione concordata.

Per lavoro di base intendo tutto quanto serve a costruire il conto economico fino al risultato di gestione tipica, cioè al margine lordo.

Sarà poi il consulente, eventualmente, a perfezionare il risultato, aggiungendo le risultanze dei valori congetturati (ammortamenti, svalutazioni, accantonamenti) e a costruire la partita patrimoniale e finanziaria, ma sulla base del lavoro di base costruito in autonomia dall’imprenditore.

Dato che la restante parte del modello dipende dalle scelte di base, sarà questa parte quella di gran lunga più rilevante, poiché sarà la base di tutto il business plan numerico. Si parte dalla formulazione delle ipotesi del lavoro, che discende da quanto delineato nella parte descrittiva, a partire dal piano marketing per scendere a valle. Sulla base delle ipotesi, derivano delle proiezioni.

Il primo budget da costruire, sarà quello dei ricavi .

Quindi, passerai a due altri tipi di budget che riguardano i costi. Da una parte dovrai costruire il budget dei costi fissi, dall’altro quello dei costi variabili. Questi due budget, sulla base delle tue valutazioni sui tempi di incasso clienti, di rotazione del magazzino e dei giorni di pagamento fornitori (tutti espressi in giorni medi) daranno origine a una stima che sarà sviluppata tecnicamente se sei il consulente aziendale: quella di fabbisogno di capitale circolante.

Dall’altro, le scelte indicate alla parte descrittiva in sede di strategia avranno definito il piano degli investimenti , che però – si badi bene – dovrà essere preceduto dal budget del lavoro. Tale budget, considerato a tutti gli effetti un costo fisso, è separato dal budget dei costi fissi, perché merita, soprattutto in Italia, una trattazione a parte.

Gli investimenti dovranno essere dettagliatamente scritti distinguendo rigorosamente 3 cose:

  • le qualità (per voci omogenee di spesa);
  • le quantità (gli importi);
  • il momento (i tempi di investimento, per anno di spesa). A quel punto, l’imprenditore dovrà decidere quanto sia disposto a investire a sostegno degli investimenti (mezzi propri).

Il consulente saprà eventualmente concludere il lavoro pianificando le fonti di finanziamento integrative (mezzi di terzi ed eventuali incentivi di finanza agevolata).

È fondamentale che tuttavia la prima parte del modello sopra descritto sia, operativamente, sviluppato autonomamente dal cliente, sulla base di una metodologia concordata e mediante uno strumento operativo fornito dal consulente: il modello per realizzare la marginalità aziendale . La ragione per la quale il finanziatore (ad esempio una banca) considera generalmente ampiamente sufficiente – in prima battuta - la presentazione da parte dell’impresa di un piano così redatto deriva dal fatto che tale piano indica la redditività prospettica, esponendo il primo dato di interesse bancario: l’EBITDA.

Parte numerica del business plan ed Ebitda

L’ EBITDA – che in inglese significa Earning Before Interests Taxes Depreciation and Amortization – vuol dire letteralmente il guadagno prima degli interessi, delle tasse, delle svalutazioni e degli ammortamenti. Tutto quello che viene prima di quelle variabili ha due caratteristiche:

1. Riguarda la gestione tipica; 2. Non è manipolabile dalle “ politiche di bilancio ”.

Per entrambe queste ragioni, è un indicatore più che importante per valutare la sostenibilità economica di un business, anche perché costituisce la prima voce – per quanto approssimativa – di cash flow aziendale. Senza scendere in una trattazione tecnica, che esula dagli scopi di questo articolo, sappi quindi che il lavoro che l’imprenditore deve saper realizzare in autonomia è estremamente importante, perché presentarsi in banca con questo calcolo, fatto da sé, lo distinguerà nettamente dalla maggior parte degli imprenditori che:

a) Vanno a “ parlare ” in banca; b) Vanno con un documento “ fatto dal commercialista ”.

Sia ben chiaro: ovviamente, tale lavoro preliminare dovrà essere integrato dal lavoro del commercialista, che dovrà completare l’ income statement , il balance sheet e il cash flow statement , per non parlare delle due altre componenti di un business plan quantitativo che rispetti le consuetudini e migliori prassi internazionali: le analisi per indici e flussi e le analisi what if .

È molto importante, ribadiamolo, che l’imprenditore costruisca da solo il conto economico, poiché è quel conto sul quale dovrà concentrarsi la sua gestione. Tuttavia, deve avere anche contezza del fatto che i beni investiti nell’impresa, confluiranno nelle attività. Queste si divideranno in due tipologie prevalenti:

  • le attività circolanti ( net working capital )
  • le attività fisse ( net fixed assets )

Quelle circolanti sono date:

  • dalle liquidità immediate (per esempio la cassa);
  • da quelle differite (per esempio i crediti);
  • e dal magazzino delle rimanenze.

Questi valori saranno calcolati da un tecnico, normalmente, sulla base delle informazioni fornite dagli imprenditori.

Invece, le attività fisse risulteranno dal piano degli investimenti, che parimenti sarà prodotto dall’imprenditore. Al passivo le passività correnti saranno divise dal consulente da quelle consolidate, una volta noto da parte dell’imprenditore quanto da questi disponibile per sostenere essenzialmente il piano degli investimenti (mezzi propri). Quindi, l’imprenditore deve saper produrre in autonomia tutto quanto serve, alla banca, al valutatore esterno o eventualmente a un consulente, per fare valutazioni di fattibilità del piano. Ma il piano di base, lo ribadisco, sarà prodotto, nell’ambito di una metodologia concordata, dal diretto interessato.

Per tali considerazioni, un imprenditore, opportunamente guidato dal dottore commercialista, deve saper costruire il proprio business plan, avendo chiara coscienza delle diverse tipologie di valori (ricavi, costi fissi e variabili) e avendo un chiaro schema di percorso, in 5 tappe (si veda figura 2).

business plan costi fissi e variabili

Occorre una ampia descrizione di tutti e cinque i capitoli della parte quantitativa; ma non basta. Occorre anche una ampia descrizione delle ipotesi di copertura delle fonti e degli impieghi.

Le piccole imprese italiane sono caratterizzate da elementi tipici:

  • hanno natura familiare;
  • sono opache (hanno bilanci poco trasparenti);
  • hanno un basso livello di patrimonializzazione;
  • sono culturalmente poco aperte al capitale di rischio (per paura di perdere il controllo);
  • non di rado hanno una struttura delle fonti finanziarie non corrette.

Quando l’imprenditore si recherà in banca per farsi finanziare, dovrà non solo aver redatto il business plan, ma – se adeguatamente consigliato dal dottore commercialista – essere capace di scegliere le fonti finanziarie corrette per la sua impresa. Il rischio, altrimenti, è venire sì finanziato, ma con fonti finanziarie non corrette, magari quelle di interesse del bancario di turno che talora, o per inesperienza o per convenienza, tenderà a consigliare linee di credito inadatte. Ora, mentre abbiamo detto che il capitale circolante è dato dalla dinamica di crediti verso clienti e magazzino, al netto del debito fornitori, invece l’attivo immobilizzato è dato dal piano degli investimenti.

Si pongono ora due considerazioni:

1. Occorre saper calcolare il futuro capitale circolante , poiché sarà un fabbisogno finanziario dell’impresa; 2. Occorre che l’ attivo immobilizzato (impieghi durevoli del capitale) sia interamente coperto da fonti durevoli del capitale (patrimonio netto e debito finanziario a lungo termine).

Ah, ma che problema c’è, se sono stato finanziato con debito a breve termine sugli investimenti - penserà l’imprenditore – dato che i totali pareggiano? Ora, occorre che il dottore commercialista lo informi che, giuridicamente, il debito finanziario a breve termine ha una caratteristica immediatamente comprensibile, se solo si cambia il nome. Chiamiamolo debito “ a revoca ” e poi chiediamoci cosa succederà quando la banca chiederà di rientrare e si dovrà smobilizzare un capannone, un ristorante o un bar per pagare il debito.

Si supponga ora di aver definito il livello del capitale di rischio e che tale livello sia ritenuto congruo. Si ipotizzi anche di conoscere cosa sia quel livello e come si determini. Il resto, se la somma da finanziare deve fare cento, sarà la parte mancante, che sarà coperta probabilmente a debito (o con finanza eventualmente agevolata). Ma il debito è tutto uguale?

Assolutamente, no. Esistono diverse tipologie delle fonti e ciò che, sin dall’inizio del corretto rapporto tra commercialista e imprenditore dovrà essere chiaro, anche se esula apparentemente dalla preparazione del business plan, è la futura ricerca delle fonti, che sarà il passo successivo. Gli strumenti di finanziamento possono essere di tre tipi: autoliquidanti, a lenta rotazione (volgarmente detti di medio lungo termine) o ibridi (cioè con caratteristiche in parte simili al capitale di rischio).

Saper scegliere un debito mezzanino, un prestito partecipativo, un leasing, un fondo rotativo, una RIBA o un anticipo salvo buon fine, uno strumento near equity, uno strumento di finanza agevolata o uno strumento di equity puro, piuttosto che uno strumento di cassa è tema specialistico di negoziazione finanziaria che si affronta solitamente in diversi giorni di consulenza. Ma, sin dal primo momento, in sede di preparazione di business plan, l’imprenditore deve conoscere le regole base. Di tali regole, occorre dare ampia descrizione documentale e descrittiva, nel documento che dovrà essere redatto nello spirito di piena collaborazione e suddivisione dei compiti tra commercialista e cliente.

La parte numerica del business plan: conclusioni

Troppo spesso il dottore commercialista pensa che fare un business plan sia cosa banale o scontata; certo, serve fare conti economici, stati patrimoniali e flussi di cassa.

Tuttavia, una parte centrale di questo schema sta in due aspetti:

1. La collaborazione tra commercialista e imprenditore , che muove da una metodologia ben precisa e codificata, in assenza della quale ogni sforzo risulterebbe vano; 2. La capacità del consulente di offrire una visione strategica , che va inserita nella parte descrittiva del modello di business plan.

Molti commercialisti, giunti alla fine della lettura di questo articolo, penseranno le solite cose, al fine di portare alibi a sé stessi, per non intraprendere una strada nuova: queste cose non sarebbero adatte ai propri clienti, al proprio mercato, perché nella loro località periferica sarebbe diverso, perché i loro clienti sarebbero troppo piccoli per capirle, perché la dimensione del loro studio non lo consentirebbe, perché non riuscirebbero ad applicarle, e via discorrendo. Davvero, non ho tempo per parlare a loro. Io parlo alla minoranza che ha ormai capito che questa è la sola via per restare a guadagnare, fare margini e crescita professionale, in un mercato completamente diverso e dinamico. I primi continueranno a lamentarsi in un mercato che si chiuderà su sé stesso nella competizione dei prezzi al ribasso; i secondi avranno un futuro di crescita professionale e di conseguente marginalità .

Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Business plan, parte numerica in 5 step

Iscriviti alla nostra newsletter

business plan costi fissi e variabili

FareNumeri

COSTI VARIABILI: DEFINIZIONE, TIPOLOGIE ED ESEMPI

Tempo di lettura: 6 minuti

Sono definiti costi variabili quei fattori produttivi il cui valore complessivo aumenta in misura proporzionale  al variare delle quantità prodotte o vendute (volume di attività).

L’esempio tipico è quello delle materie prime utilizzate per la produzione , come il latte e lo zucchero per una gelateria, il pomodoro e la mozzarella per una pizzeria oppure il legno per una fabbrica di mobili.

Grafico che rappresenta i costi variabili

Nel caso delle imprese commerciali, come un negozio di ferramenta, sono considerati costi variabili, gli articoli destinati alla rivendita. Si tratta infatti di costi proporzionali ai volumi di vendita e sono contabilizzati come acquisto di merce.

Indice dei contenuti:

  • 1 A cosa serve la classificazione tra costi fissi e variabili
  • 2 Costi complessivi e costi unitari
  • 3 Differenza tra costi variabili e costi fissi
  • 4 Costi variabili lineari
  • 5 Costi variabili degressivi
  • 6 Costi variabili progressivi
  • 7 Costo variabile medio
  • 8.1 Costi semivariabili
  • 8.2 Costi a gradini
  • 9.1 Bibliografia

A cosa serve la classificazione tra costi fissi e variabili

Per affrontare in modo completo l’argomento dei costi fissi e variabili è fondamentale comprendere l’utilità di classificare i costi aziendali secondo questa logica.

Nel suo insieme, si tratta di una tematica troppo ampia per essere trattata in un unico articolo, pertanto, se sei interessato ad approfondire, ti invito a leggere i post dedicati al margine di contribuzione , al calcolo del break even point , e agli effetti dalla leva operativa .

Costi complessivi e costi unitari

In sede di analisi, i costi variabili sono rappresentati sugli assi cartesiani con una semiretta che parte dall’origine degli assi. In pratica il valore è pari a zero in assenza di quantità prodotte e aumenta in misura proporzionale ai volumi di vendita (come mostrato nell’immagine in alto).

È bene precisare che il concetto di variabilità è perciò riferito al valore complessivo , come mostra la seguente tabella riferita alla produzione di una gelateria e ai relativi costi variabili (latte, zucchero, frutta, aromi, ecc..):

Tabella con un esempio di costo unitario variabile e costo complessivo variabile

In pratica, quando si parla di costi variabili vanno considerati i costi complessivi , poiché i costi variabili unitari tendono a rimanere costanti.

Copertina del video sul nostro software per il controllo di gestione

Se vuoi risparmiare tempo e fatica devi provare FareNumeri Cloud . Un software intuitivo che permette di implementare il controllo di gestione in modo semplice

Differenza tra costi variabili e costi fissi

Grafico che rappresenta costi fissi e costi variabili

I costi variabili sono quei fattori produttivi che tendono ad assumere un valore complessivo proporzionale ai volumi.

I costi fissi invece, sono quelli il cui ammontare è determinabile già all’inizio dell’anno (affitto, assicurazioni, parcella del commercialista, eccetera), a prescindere dai volumi generati nel corso dell’anno.

Le due tipologie di costi hanno dunque dinamiche differenti, come appare ben visibile nella rappresentazione sugli assi cartesiani che mostra il diverso valore di partenza (con volume di attività pari a zero), e il progressivo andamento divergente.

Costi variabili lineari

Grafico che rappresenta i costi variabili lineari

Nell’ esempio della produzione di gelato , i costi variabili unitari rimangono costanti (3 €) e il loro sviluppo grafico disegna una linea retta e perciò sono definiti lineari.

Nelle imprese manifatturiere i costi variabili lineari possono anche essere un insieme di articoli che compongono un prodotto e sono elencati all’interno della distinta base .

In altri casi, però, i costi variabili possono avere un andamento decrescente o crescente e in base a ciò sono definiti degressivi o progressivi.

Costi variabili degressivi

Grafico che rappresenta i costi variabili depressivi

I costi variabili degressivi sono quelli che disegnano una curva la cui inclinazione tende a diminuire all’aumentare delle quantità prodotte (o vendute).

Una situazione che determina la degressività è data, ad esempio, dall’aumento della forza contrattuale che consente di spuntare prezzi di acquisto più favorevoli .

Per capire meglio facciamo l’esempio di una birreria che decide di concentrarsi su un unico fornitore per ottenere prezzi migliori.

Tabella con un esempio di costo variabile depressivo

In poche parole, i costi variabili degressivi sono quei costi che aumentano in misura meno che proporzionale al variare dei volumi.

Costi variabili progressivi

Grafico che rappresenta i costi variabili progressivi

I costi variabili progressivi sono quelli che disegnano una curva la cui inclinazione tende a salire all’aumentare delle quantità prodotte.

Uno dei fattori che determina la progressività potrebbe essere ad esempio il lavoro straordinario pagato al personale dipendente.

Facciamo l’esempio di un’azienda che produce sciarpe, ognuna delle quali richiede un’ora di lavoro. Il costo unitario di questo fattore produttivo rimane costante per le 40 ore settimanali ordinarie, ma aumenta quando si fa ricorso alle ore di lavoro straordinario, per le quali è prevista una maggiore retribuzione, che varia all’incirca dal 25 al 50%.

In pratica, i costi variabili progressivi sono quei costi che aumentano in misura più che proporzionale al variare dei volumi.

Costo variabile medio

In presenza di costi variabili degressivi o progressivi, può sorgere il bisogno di determinare il costo variabile medio calcolato sulla totalità delle quantità prodotte.

Riprendiamo l’ esempio della produzione di sciarpe :

  • ipotizziamo che ogni operatore produca 50 sciarpe alla settimana impiegando 50 ore;
  • il costo orario è pari a 15 € per le 40 ore ordinarie e 20 € per le ore di straordinario.

Esempio di costo medio variabile di un'azienda che produce sciarpe

Il costo variabile complessivo per la produzione di 50 sciarpe sarà di: 15 € x 40 ore + 20 € x 10 ore = 800 €.

Per calcolare il costo variabile medio la formula è la seguente: costo variabile complessivo / quantità prodotte = 800 € / 50 sciarpe = 16 €.

Costi misti

Il comportamento di alcune tipologie di costo può assumere forme diverse rispetto a quelle viste fino a questo punto. Ciò è dovuto a una composizione mista del costo, che comprende una parte fissa e una variabile.

Costi semivariabili

Grafico che rappresenta i costi misti semivariabili

Il caso più classico è quello delle utenze (riscaldamento, energia elettrica, ecc.) che prevedono una parte di canone fisso e un’altra proporzionata ai consumi.

Graficamente si rappresenta come una semiretta che parte dal punto che corrisponde al valore del canone fisso, e tende ad aumentare per effetto dei consumi proporzionati alle quantità prodotte.

Costi a gradini

Grafico che rappresenta i costi misti a gradini

Un esempio di costi misti a gradini è rappresentato dai costi di manutenzione che in parte possono essere obbligati (anche in assenza di reale utilizzo) e in parte sono generati dall’usura del bene (e dalle quantità prodotte).

In questi casi, il grafico rappresentato disegna una linea con un andamento simile a quello di una scala da cui deriva la definizione di costi misti a gradini.

Considerazioni finali

L’importanza di analizzare il comportamento di talune tipologie di costo al variare dei volumi è collegata alla necessità di raccogliere informazioni utili alle attività di pianificazione e controllo .

In questa prospettiva, la suddivisione tra costi fissi e costi variabili permette di effettuare rapidamente delle analisi come quella relativa al break even point . Se vuoi esercitarti puoi scaricare il foglio excel per il calcolo del punto di pareggio, partendo proprio dalla suddivisione tra costi fissi e variabili.

Nella mia attività di consulente, utilizzo la classificazione a costi fissi e variabili soprattutto nelle realtà aziendali che hanno un controllo di gestione poco strutturato e non usano strumenti come budget e business plan .

L’analisi a costi fissi e variabili ha dunque il pregio di essere comprensibile anche agli imprenditori inesperti e permette velocemente di calcolare il margine di contribuzione e la leva operativa , che sono indicatori di fondamentale importanza, soprattutto per le attività ad alta intensità di lavoro come le imprese manifatturiere o del settore horeca .

Bibliografia

  • Sistemi di controllo . Robert N. Anthony, Denis F. Hawkins, Diego M. Macrì;
  • Capitale e reddito nel funzionamento del sistema aziendale . Pier Maria Ferrando, Mara Zuccardi Merli;
  • Analisi dei costi e contabilità industriale . Alessandro Tullio.

Segui FareNumeri su Linkedin

autore-giuseppe-brusadelli

Giuseppe Brusadelli

Da piccolo appassionato di numeri e matematica, da grande specializzato in controllo di gestione.

  Profilo Linkedin

Potrebbero interessarti anche:

Che cos'è e come si calcola la leva operativa

Leva operativa: cos’è e come si calcola

Esempio di come il margine di contribuzione può aiutare nelle decisioni aziendali

Margine di contribuzione e … i ravioli di Antonio e Spartaco

Disegno break even point con area di utile e area di perdita

Break even point: il calcolo del punto di pareggio

Logo FareNumeri

Lavora con noi

[email protected]

INFORMATIVA

Privacy Policy

Cookie Policy

Preferenze Cookie

Fortarezza Commercialista Milano

Analizziamo i costi aziendali. Cosa sono i costi variabili, i costi fissi e i costi totali?

Una delle cose più importanti, che è la base di partenza per poter effettuare il controllo di gestione della propria impresa è inquadrare correttamente i costi aziendali.

Quando ci chiediamo come analizziamo i costi aziendali, o come suddividere gli stessi, in realtà stiamo facendo dei ragionamenti al fine di cogliere degli spunti di miglioramento nella gestione dell’impresa per poter migliorare o la redditività o in certi casi per evitare la crisi.

Par strano ma una cosa così semplice in moltissimi casi viene addirittura sottovalutata.

Distinguere in modo chiaro i costi aziendali, ci aiuta a capire quelle che potrebbero essere le leve di gestione necessarie per un risanamento o per aumentare la redditività dell’impresa.

Oltre a ciò, comprendere la struttura generale dei costi, può avviare una importantissima revisione di tutti i processi decisionali e quindi il miglioramento globale dell’impresa e dei relativi risultati economici.

Non dimentichiamoci mai, che in azienda un costo deve sempre essere visto come risorsa per l’azienda, quindi non dovrebbero esistere costi inutili, ma costi il cui sostenimento deve essere legato ad una specifica finalità aziendale.

Quando in alcune discussioni sento parlare di COSTI INUTILI , non comprendo per quale motivo gli stessi vengono sostenuti. Se taluni costi vengono ritenuti inutili, devono sparire, e non essere neanche discussi.

Come suddividere i costi aziendali per il controllo di gestione? 

Analizziamo i costi aziendali partendo da una suddivisione molto semplice ed efficace.

Con riferimento alla variabilità dei costi rispetto alla produzione o al fatturato, i costi si suddividono in costi fissi , costi variabili e costi totali .

business plan costi fissi e variabili

I costi fissi sono quella categoria di costi che non subiscono nessuna variazione (almeno nell’anno) al variare della produzione, e questo implica che sono costi che bisogna sostenere anche se il fatturato sarà pari a zero. Se si producono 100 o 1000 unità di prodotto, l’ammontare dei costi fissi non varierà.

Questi costi, vengono anche definiti “ costi di struttura ” perché da quando li si ha definiti restano tali e non si modificano. Pensiamo ad esempio a quei costi di carattere generale che devono essere sostenuti e che non rientrano nei costi della produzione (servizi amministrativi generali, utenze telefoniche, assicurazioni, affitti passivi, etc).

Ad esempio se acquistiamo un macchinario il cui costo è pari a 10.000 (e non importa se lo paghiamo subito o facciamo un mutuo) e prevediamo che possa essere utilizzato nell’impresa per 10 anni, ogni anno avremo un costo fisso di euro 1.000, a prescindere da quanti prodotti produrremo e venderemo.

I costi variabili invece variano a seconda  della quantità di produzione. Questo significa che se la produzione è nulla i costi variabili saranno pari a zero. Più aumenta la produzione e più aumentano i costi variabili in modo proporzionale. Ad esempio, un costo variabile tipico, è la materia prima necessaria per produrre un determinato bene, oppure il costo del prodotto da acquistare per essere commercializzato, oppure ancora il costo da sostenere per affidare all’esterno alcune fasi della produzione, oppure il costo della provvigione all’agente etc.

I costi totali , sono semplicemente la somma dei costi fissi e dei costi variabili.

Con questa prima impostazione con cui analizzare i costi aziendali, possiamo iniziare a calcolare un importante margine economico della gestione aziendale, e cioè il MARGINE DI CONTRIBUZIONE,  che ci indica quanta parte dei ricavi rimane dopo che abbiamo coperto tutti i costi variabili.

Il Margine di contribuzione è semplicemente la differenza tra i Ricavi e i Costi variabili .

Per un imprenditore è di fondamentale importanza effettuare la distinzione dei costi aziendali, poiché attraverso questa analisi si riesce a comprendere la dinamica che la produzione o il fatturato deve avere per guadagnarci e non chiudere in perdita.

Molto spesso, alcuni imprenditori, dicono che ci guadagnano o ci perdono guardando solamente la differenza tra i ricavi e i costi variabili, e cioè andando a guardare come visto prima il Margine di Contribuzione , mentre invece si deve fare sempre la differenza tra i Ricavi e i Costi totali. Infatti la differenza tra Ricavi e Costi totali è il REDDITO OPERATIVO che è il vero risultato della gestione.

Per il controllo di gestione, come vedremo in altri approfondimenti, gli elementi discussi con questo articolo sono di fondamentale importanza.

Flavio Muraro

Grazie Antonio, le discussioni che porti sono sempre interessantissime. Riduzione dei costi come secondo punto per contrastare la crisi? Secondo me deve essere primo ex aequo con l’aumento (o la tenuta) delle vendite. La crisi ci ha portato comunque qualcosa di molto buono, bisogna riconoscerlo: in azienda non si può più improvvisare. Per aumentare le vendite ci vuole non il “fiuto” ma un adeguato piano di marketing e, soprattutto, la ferrea esecuzione dello stesso. Per ridurre i costi è necessaria una assoluta competenza soprattutto nelle operations. Sapere quello che si fa, sapere dove si va a toccare (nel P/L, intendo). Il tutto va incorniciato in un business plan adeguato, che è sempre molto difficile costruire. Io mi chiedo perché, nonostante molte aziende stiano chiudendo, ci sia ancora così tanta approssimazione nel riconoscere questi punti fondamentali e perché queste key competencies non siano affidate a manager PROVATAMENTE competenti. E’ una conclusione amara, lo so, indotta dalla lettura degli annunci di selezione che mi capita di leggere: “cercasi manager,…, 15 anni di esperienza (leggasi, purtroppo: abitudine)…”. Molti di questi managers con grande esperienza sulle operations, l’ho constatato personalmente, non sanno neanche leggere il conto economico. Su questo fatto, credo, abbiamo molte delle risposte al fatto che la crisi sembra non finire.

Antonio Fortarezza

Caro Flavio, grazie a te per i temi che introduci che francamente meriterebbero molto più spazio.\nHo scritto che è il secondo punto, poichè sono fermamente convinto che prima di tutto è assolutamente necessario verificare se il prodotto/servizio dell’impresa abbia ancora dei plus.\nPrima di inforcare la strada di una mappatura dei costi, è sempre meglio andare a verificare il prodotto e il mercato, poichè se quel prodotto necessita di interventi o una migliore visibilità in termini di marketing, è quella la prima cosa da fare.\nHai parlato di un piano di marketing e della sua ferrea esecuzione e io lo condivido.\nMa quanti sono coloro che per migliorare la propria impresa partono dal mercato?\nQuanti sono coloro che a causa di un vento a favore durato moltissimi anni e che è da quando nel 2007/2008 ha smesso di soffiare, sono corsi a guardare di nuovo al mercato per comprenderne le nuove necessità?\nQuell’approssimazione di cui parli tu, in realtà non è approssimazione, ma semplicemente la traduzione del “e vabbè” oppure del “ma si tanto” oppure ancora del “si, ma, però” e potremmo continuare.\nIo dico che il cervello dei nostri imprenditori che meritano il rispetto per come hanno saputo rischiare, non lo si può mandare in pensione, poichè crollerebbe l’intero sistema.\nQuindi:\nC’è un nuovo vento e il mare è mosso, prepariamo la barca ad affrontare questa situazione, e mettiamoci dentro tutto!

Flavio Murano

Carissimo Antonio, condivido in pieno. Mi faceva sempre un certo effetto pensare che, in molte piccole imprese sul territorio, non esisteva neppure un reparto commerciale! Significa non cercare neanche di capire cosa il Cliente vuole, avendo la presunzione che quello che gli si dà va bene. Mike Duke, CEO di Walmart, diceva: “in una impresa esiste un’unica persona in grado di dare ordini al CEO: il Cliente”. n1) Analizzare la catena del valore del Cliente (tocca al Marketing); n2) Battere quel punto specifico in cui sono in grado di portare il massimo del valore (Marketing + R&D+Commerciale); n3) Portare effettivamente quel valore con il migliore compromesso fra le esigenze del Cliente (Operations) e dell’impresa (Accounting & Finance): miglior rapporto qualità/costo. Sembra una ricetta banale e scontata, eppure è difficilissimo realizzarla. E molto spesso perché non c’è la volontà di realizzare le sinergie necessarie fra i vari dipartimenti aziendali.

Ocio Flavio che qui sono in molti ad essere permalosi. \nHai perfettamente ragione, ma quelle tue osservazioni devono essere calate nel contesto delle nostre piccole imprese. \nQuelle figure nelle realtà italiane sono poco diffuse e credo che tutto sommato quando le cose andavano bene, nessuno ne ha mai sentito la mancanza. \nI nostri imprenditori hanno fiuto da vendere, ma il problema è che spesso, in azienda, non hanno delle risorse umane moderne e motivate.\nNell’area amministrativa, ad esempio (mia analisi concreta) l’impiegato/a passa in una settimana circa 20 ore a mettere a posto scartoffie e fare l’archivio più bello del mondo ma che può essere consultato per la sua complessità soltanto dalla Sciura Maria. \nCirca 10 ore a rendere complicate le cose semplici (la Sciura Maria usa il motto io sono stata abituata a fare le cose per bene…..).\nCirca 5 ore a boicottare qualunque iniziativa finalizzata all’acquisto di un gestionale integrato (la Sciura Maria è gelosamente conservatrice e scrive tutto su carta o personalizza a suo uso e consumo fogli di excel complicatissimi). \nLe ultime 5 ore a chiedersi come preparare un piano finanziario per il cash flow aziendale, che poi è quello che interessa all’imprenditore (la ricerca della perfesione della Sciura Maria fra 20 anni troverà un modello adatto a rappresentare il cash flow, ma l’azienda sarà già fallita!). \n…..

Mi riconosco in pieno in quanto dici e propongo due modesti suggerimenti: n1) Imprenditori. Se i dipendenti non sono motivati è colpa vostra: motivateli. Molto spesso basta perdere mezza giornata all’inizio dell’anno a discutere il business plan facendo vedere che ognuno ha il suo posto nell’organizzazione per il conseguimento di risultati ambiziosi e un’ora al mese per fare il punto della situazione sull’esecuzione valorizzando il contributo che ognuno ha portato. n2) modernizziamo il “modello nord-est”. Le competenze ce le abbiamo, abbiamo gli imprenditori ed abbiamo i manager (mancano le banche, e non è poco purtroppo… impariamo a fare fund raising all’estero: Russia, Cina ed EAU sono dispostissimi ad investire sull’eccellenza!). Cosa ci manca per ripartire?

lisa

Cercavo su internet alcuni esempi sui quali possono essere i costi fissi e quelli variabili di un impresa e questa definizione è la migliore che abbia mai letto. Grazie all’esempio ho capito realmente quali sono i costi fissi.

Rotarin Ottavia

L’analisi prospettata è molto interessante e condivido che talvolta in azienda, sono proprio le cose semplici che non vengono fatte. In effetti da parte di moltissimi consulenti, vengono spacciate cose semplici in modo complicato e ad esempio la suddivisione dei costi come nell’esempio dell’articolo è molto interessante per avviare un percorso di verifica dei punti critici dell’azienda. Da responsabile amministrativo sono ben felice che si possa fare questa analisi in questi termini. Grazie per la chiarezza

Lascia un Commento

Lascia un commento annulla risposta.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.

COMMERCIALISTA MILANO

Studio Fortarezza Commercialista Milano, assiste le imprese, professionisti e privati in moltissimi servizi:

  • Consulenza tributaria
  • Contenzioso tributario
  • Dichiarazioni Fiscali
  • Assistenza contabile e fiscale
  • Bilancio d’esercizio e consolidato
  • Contabilità ordinaria e semplificata
  • Tax planning per imprese e persone fisiche
  • Perizie e consulenze tecniche di parte
  • Perizie valutazioni d’azienda e di quote societarie
  • Budget controllo di gestione
  • Perizia valutazione del marchio
  • Consulenze tecniche CTP CTU

DOVE LAVORIAMO

La sede dello studio Fortarezza è a Milano, ma i nostri clienti sono in tutto il nord tra tra la Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Siamo il Commercialista di imprese, professionisti e privati a: Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Padova, Vicenza, Treviso, Bologna, Parma, Modena, Alessandria, Asti, Novara, Genova. E comunque seguiamo le imprese, i professionisti e i privati per i loro servizi svolti dal commercialista a:Venezia, Belluno, Rovigo, Pavia, Lecco, Como, Varese, Mantova, Cremona, Sondrio, Lodi, Torino, Cuneo, Vercelli, Aosta, Verbania, Biella, Reggio Emilia, Rimini, Forlì, Pesaro.

ULTIME NOTIZIE

valutazione d'azienda

header.search.error

Search Title

Fondare un’impresa un modello di business adatto alla vostra idea.

Il modello di business è la base di tutti gli obiettivi futuri e delle strategie di un’impresa. Ma a cosa bisogna prestare attenzione nello sviluppo di un modello di business funzionante? Facciamo un po’ di chiarezza.

business plan costi fissi e variabili

L’essenziale in breve

  • Un modello di business mirato aiuta le imprese a concentrarsi sugli obiettivi chiave.
  • Le varie componenti del modello di business si influenzano reciprocamente.
  • Esistono procedure diverse per sviluppare un modello di business adeguato.
  • Il modello di business è la base di una pianificazione finanziaria e commerciale dettagliata.

Dietro a ogni impresa di successo c’è sempre una buona idea. Tuttavia, per trasformare un’idea commerciale in un’impresa fiorente, è necessario il modello di business giusto, che stabilisce come un’impresa genera valore, colloca prodotti o servizi sul mercato, acquisisce clientela e ottiene entrate.

La scelta di un modello di business adeguato è la base della pianificazione strategica. È infatti necessario un modello sufficientemente flessibile che si possa adeguare alle condizioni di mercato in continuo cambiamento o alle nuove conoscenze che spesso si rivelano solo nel corso dell’attività commerciale.

1. Definizione e contenuti di un modello di business

1.1. Value proposition

La value proposition definisce essenzialmente ciò che un’impresa offre alla propria clientela e, in particolare, come la propria offerta si differenzia da quella della concorrenza. A tal fine è necessaria una conoscenza approfondita del mercato in esame.

Una value proposition convincente affronta necessità, desideri o problematiche della clientela (potenziale) e si contraddistingue per le caratteristiche riportate di seguito.

  • Unicità: il prodotto o il servizio si differenzia in modo chiaro dalle offerte della concorrenza presenti sul mercato.
  • Rilevanza: l’offerta risolve problemi o bisogni specifici della clientela target.
  • Chiarezza: i vantaggi dell’offerta sono subito evidenti per la clientela.
  • Disponibilità: il gruppo target capisce come accedere al prodotto o al servizio.

Come esempio di value proposition prendiamo in esame un’impresa fittizia che offre un’app mobile per la gestione delle finanze personali. Questa value proposition potrebbe essere strutturata come indicato di seguito.

  • Unicità: l’app utilizza l’intelligenza artificiale per personalizzare i suggerimenti di risparmio e automatizzare la suddivisione in categorie delle transazioni.
  • Rilevanza: tematizza il bisogno generale di una gestione finanziaria più semplice, aiutando le utenti e gli utenti a gestire in modo più efficace il loro budget e a raggiungere i loro obiettivi di risparmio.
  • Chiarezza: il vantaggio dell’offerta è chiaramente riconoscibile: gestione finanziaria più semplice e risparmi personalizzati.
  • Disponibilità: grazie alla facilità di utilizzo, ogni utente può beneficiare dell’app indipendentemente dalla propria esperienza pregressa in ambito finanziario. L’app può essere scaricata dagli store di Apple e Android, inoltre la versione base è gratuita.

1.2. Segmenti clientela e gruppi target

L’identificazione dei segmenti clientela rilevanti è fondamentale per lo sviluppo di un modello di business. Un’esatta definizione dei segmenti aiuta a orientare in modo mirato un prodotto o un servizio, come pure la strategia di marketing e distribuzione a esigenze, preferenze e comportamenti specifici della clientela potenziale.

Di norma, i segmenti di clientela vengono definiti sulla base delle caratteristiche riportate di seguito.

  • Caratteristiche demografiche: età, sesso, livello di formazione, reddito, professione ecc.
  • Caratteristiche geografiche: posizione, aree urbane o rurali ecc.
  • Caratteristiche psicografiche: interessi, hobby, valori, impostazioni, stile di vita ecc.
  • Caratteristiche comportamentali: abitudini di acquisto, tasso di utilizzo, fedeltà al marchio, sensibilità al prezzo, comportamento sui media ecc.

Pertanto, non vengono elaborati singoli individui, ma interi gruppi con preferenze simili. In questo modo è più facile gestire le campagne di marketing, raggiungere fatturati maggiori e risparmiare sui costi pubblicitari, perché c’è meno dispersione.

1.3. Canali di distribuzione

Anche la scelta dei canali di distribuzione giusti con i quali raggiungere la clientela (potenziale) è determinante per il successo di un modello di business. I canali non servono solo a commercializzare e vendere prodotti o servizi, ma anche a gestire e fidelizzare la clientela. Possono essere fisici (negozi al dettaglio o eventi) o digitali (siti web, social media o marketing via e-mail). Un utilizzo efficace di questi canali consente di comunicare con la clientela, costruire relazioni e, in ultima istanza, raggiungere gli obiettivi di vendita prefissati.

business plan costi fissi e variabili

Consigli preziosi per le PMI

Ricevete mensilmente consigli di business, contributi specializzati per PMI e analisi sulla situazione economica direttamente nella vostra mailbox.

1.4. Modello dei ricavi

Il modello dei ricavi stabilisce come un’azienda deve raggiungere le proprie entrate. I diversi modelli di business sfruttano fonti di entrate differenti a seconda della gamma di prodotti o servizi, del mercato e dell’orientamento strategico. Le più frequenti fonti di entrate sono la vendita diretta di prodotti e servizi, modelli di abbonamento o che si basano sull’utilizzo, come ad esempio pay per use.

1.5. Risorse chiave

Per avere successo, un’azienda necessita delle risorse giuste, che consentono di definire la value proposition, commercializzare, vendere e consegnare prodotti o servizi. L’identificazione e l’amministrazione di queste risorse chiave sono passaggi decisivi per la produttività e la durevolezza di un modello di business. Le risorse chiave possono essere suddivise in diverse categorie: risorse fisiche, intellettuali, umane e finanziarie.

Ad esempio per un’azienda di software, le risorse chiave potrebbero essere strutturate nel modo seguente.

  • Intellettuali: codice software, banche dati e brevetti.
  • Umane: esperti di sviluppo con conoscenze specialistiche in linguaggi di programmazione e architettura di sistema.
  • Fisiche: infrastruttura del server per l’allestimento dei servizi cloud.
  • Finanziarie: capitale per ricerca e sviluppo come pure campagne di marketing.

I costi di un’impresa includono tutte le uscite necessarie per l’esercizio e il mantenimento dell’attività aziendale. La struttura dei costi costituisce la base per la struttura dei prezzi, l’analisi della redditività e la pianificazione strategica. I costi possono essere ripartiti in diverse categorie.

  • Costi fissi: uscite che restano costanti indipendentemente dal volume di prodotti, ad es. canoni di locazione per i locali commerciali, salari, assicurazioni e costi per servizi e software. Questi costi vengono sostenuti periodicamente e sono pertanto pianificabili.
  • Costi variabili: sono direttamente proporzionali al volume di prodotti e servizi, ad es. costo dei materiali, costi di lavoro diretti, provvigioni di vendita e costi di spedizione. Più prodotti produce o servizi offre un’azienda, maggiori saranno i costi variabili.
  • Spese una tantum: spese che non si presentano periodicamente, ma che sono legate a progetti, acquisti o eventi specifici. Rientrano in questa categoria i costi per la costituzione dell’impresa, grandi investimenti in equipaggiamento o tecnologie, costi per traslochi o campagne di marketing.
  • Costo del capitale: costi per il finanziamento dell’impresa con capitale proprio o di terzi, ad es. interessi per i crediti contratti e i dividendi.
  • Costi operativi: spese correnti per l’attività aziendale quotidiana, inclusi i costi amministrativi, i costi di marketing e distribuzione, manutenzioni e riparazioni.

2. Scalabilità di un modello di business

La domanda decisiva è quanto rapidamente può essere scalato un modello di business o, in altre parole, come si può ottenere una rapida crescita di fatturato , senza che siano necessari investimenti ingenti. In questo modo si possono ampliare i margini con un fatturato in crescita. I modelli di business scalabili si contraddistinguono spesso per una base di costi fissi relativamente contenuta e presentano di norma una quota elevata di costi variabili.

3. Metodi per lo sviluppo di un modello di business

Non esiste il metodo perfetto per sviluppare un modello di business; l’approccio giusto dipende dagli obiettivi e dai punti di forza dell’azienda come pure dalla tipologia di attività, dal settore e dal contesto di mercato. Riportiamo di seguito alcuni esempi di metodi formali.

3.1. Business Model Canvas

Il Business Model Canvas è uno strumento di gestione strategica che aiuta a rappresentare e analizzare visivamente un modello di business. Include elementi chiave come value proposition, relazioni con la clientela, modello di ricavi ecc. Questo strumento è particolarmente utile per le start-up e le nuove idee di business, perché consente un rapido adattamento e dà la possibilità di testare modelli di business diversi.

3.2. Analisi SWOT

L’analisi SWOT aiuta le aziende a comprendere i loro punti di forza e debolezza interni, come pure opportunità e rischi esterni. Questo metodo è applicabile a tutti i settori e offre spunti significativi che possono contribuire ad affinare il modello di business.

3.3. Lean Start-up

Questo metodo si concentra sulla rapidità di eseguire test e apportare adeguamenti al modello di business grazie a un ciclo di creazione-misurazione-apprendimento. È ideale per le start-up tecnologiche e altri modelli di business che operano in un mercato che cambia rapidamente, perché riduce il rischio di investire tempo e risorse in prodotti e servizi che potrebbero non rispondere alle esigenze della clientela.

3.4. Design Thinking

Il Design Thinking è un processo iterativo che aiuta i team a concentrarsi sugli utenti, sviluppando soluzioni creative per i loro problemi. Questo processo include normalmente pianificazione, implementazione, verifica e analisi dei feedback, sulla base dei quali vengono apportate le modifiche, prima che il ciclo venga riavviato. Il metodo si adatta particolarmente bene alle imprese di servizi o ai prodotti orientati fortemente all’esperienza utente.

4. Limitazione del business plan

Sintetizzando, il modello di business è la base sulla quale viene creata un’azienda e descrive come essa crea valore. Il business plan si sviluppa a sua volta sul modello di business e contiene obiettivi specifici e legati alle tempistiche e piani per implementare il modello di business. Il business plan viene impiegato per presentare a investitori e banche l’idea aziendale, le prospettive di mercato, la pianificazione finanziaria e il potenziale di crescita dell’impresa.

5. Suggerimenti generali per lo sviluppo del vostro modello di business

È molto importante riflettere su quale sia il modello di business giusto per la propria azienda. Con un modello di business ben progettato ponete le fondamenta per il successo della vostra impresa. Di seguito riportiamo alcuni suggerimenti che possono aiutarvi a sviluppare il modello di business giusto.

  • Concentrazione sulla clientela: cercate di capire la vostra clientela target fin nel dettaglio; le sue esigenze e i suoi desideri devono essere al centro dell’attenzione del vostro modello di business.
  • Flessibilità: preparatevi a modificare il vostro modello di business sulla base dei feedback e della ricerca di mercato.
  • Semplicità: un modello di business complesso è difficile da comunicare e attuare. Per quanto possibile, puntate sulla semplicità.
  • Durevolezza: considerate come la vostra azienda può creare e mantenere valore nel lungo termine.
  • Sviluppare reti: sviluppate relazioni con tutor, esperte ed esperti del settore e partner potenziali per ricevere il supporto necessario.

6. Volete fondare un’impresa? Chiedeteci una consulenza

Siamo i partner giusti per start-up e scale-up. Non solo offriamo pacchetti bancari interessanti per le giovani imprese , ma vi supportiamo anche nel finanziamento per la fondazione e la crescita, ad esempio aiutandovi nella ricerca di investitrici e investitori.

Non siamo quindi solo la vostra banca. Indipendentemente da quale sia la vostra quotidianità aziendale, sia che si tratti di creare un’impresa, espanderla o affrontare le sfide strategiche, siamo il referente giusto. Con l’aiuto delle nostre esperte e dei nostri esperti come pure della nostra grande rete, vi offriamo approcci risolutivi per quasi tutte le sfide della vostra azienda.

business plan costi fissi e variabili

Finanziare la crescita

Volete conoscere come aiutiamo le scale-up svizzere a finanziare la loro crescita? Cliccate qui:

Lukas Reinhardt

Lukas Reinhardt

Responsabile UBS Growth Advisory

Lukas Reinhardt dirige il team Growth Advisory a Zurigo e in questa funzione consiglia le neoaziende svizzere su questioni di finanziamento come i processi di raccolta fondi e crediti per la crescita.

Scoprire di più

  • Portare avanti lo sviluppo aziendale
  • Marketing per PMI: un investimento redditizio
  • Tempo di cambiamento – Modifica del modello di business
  • Come se la cava la Svizzera come polo di innovazione?
  • Dall’idea al successo: innovare in Svizzera
  • Come sviluppare buone idee insieme
  • La cultura imprenditoriale è decisiva per l’innovazione
  • L’importanza della rete di business per gli imprenditori
  • Prepararsi al futuro: 10 domande sulla strategia imprenditoriale
  • Come assicurarsi i professionisti migliori
  • CdA, un fattore di successo: come comporlo in modo efficace
  • I fattori per pianificare efficacemente la successione
  • Diventare investitori: di cosa tenere conto
  • I vantaggi di una scelta di sede strategica
  • Cercasi urgentemente personale qualificato
  • L’influenza del New Work sulla scelta di sede
  • Stabilimento produttivo all’estero: sì o no?
  • Megatrend deglobalizzazione: i vantaggi di reti di fornitura locali
  • Self-financing or debt financing?
  • Due diligence: prepararsi al meglio
  • Consolidamenti come opportunità per le PMI
  • Questioni strategiche: come le PMI approfittano di un’analisi della situazione
  • Acquisizioni aziendali: integrare i collaboratori chiave
  • I fattori più importanti per la riuscita di un’acquisizione
  • Consolidamenti di settore: cosa implicano per le PMI?
  • Imprenditoria e investimenti
  • Costituzione del patrimonio e valori personali per chi fa impresa
  • Investimenti diretti in altre aziende come imprenditori o imprenditrici
  • Apertura di una società affiliata all’estero
  • 5 importanti consigli per aprire un’affiliata all’estero
  • Qual è il miglior modo per finanziare un’affiliata all’estero?
  • L’efficacia della competenza interculturale
  • Quando è utile aprire un’affiliata estera?
  • Copertura dei rischi internazionali
  • Come funzionano i crediti fornitori
  • Come proteggersi dai cyberattacchi
  • Vale la pena tutelarsi dai rischi valutari?
  • Acquisto e vendita di imprese
  • Vendere l’azienda: come trovare un acquirente
  • Concludere trattative di vendita con successo
  • 5 falsi miti sulla valutazione aziendale
  • Impresa e famiglia
  • Pianificazione degli investimenti per PMI
  • Imparare dalle crisi
  • Finanziare la crescita: Planted e PXL Vision

Cosa possiamo fare per voi?

Siamo lieti di occuparci direttamente delle vostre esigenze.

Questo sito web usa cookies per assicurarvi la migliore esperienza di navigazione. Potete trovare ulteriori informazioni in proposito nell’ Informativa sulla Privacy e nell’ Informativa sui cookies . Siete liberi di modificare le impostazioni cookies sulla pagina Impostazioni Privacy.

Ahora está en el sitio web de Italiano

Once you are done reading, you can return to the previous page by using your browser's back button.

Seleziona il tuo domicilio

  • America del Nord
  • Asia e il Pacifico
  • Medio Oriente e Africa
  • America latina e Caraibi
  • Lussemburgo
  • Paesi Bassi
  • Regno Unito
  • Stati Uniti
  • Nuova Zelanda
  • Altre succursale in Asia e il Pacifico
  • Emirati Arabi Uniti
  • Saudi Arabia
  • Altre succursale in Medio Oriente e Africa
  • More branches and offices in Latin America & Caribbean

business plan costi fissi e variabili

COSTI VARIABILI E COSTI FISSI: quali sono e come faccio a riconoscerli?

La classificazione tra costi fissi e variabili è una delle più utilizzate nell’analisi aziendale. e per una buona ragione. infatti è importante conoscere quali costi sono connessi al tuo lavoro e soprattutto il loro ammontare..

  • Autore: Cristina Borges
  • tempo di lettura: 12:28

La classificazione tra costi fissi e variabili è una delle più utilizzate nell’analisi aziendale. E per una buona ragione. Infatti è importante conoscere quali costi sono connessi al tuo lavoro e soprattutto il loro ammontare. 

E lascia che ti dica una cosa: nessuna attività è troppo piccola per trarne beneficio.

Anche se sei una liber@ professionista, imprenditrice o hai una piccola attività hai dei costi . 

business plan costi fissi e variabili

Comprendere da cosa derivino, come la tua attività influisca su di loro e come puoi intervenire ti aiuta a migliorare, crescere e soprattutto, riconoscere i problemi prima che si presentino .

Ho diverse clienti che si lamentano di non riuscire a fronteggiare i costi .   Indagando un po’ ho scoperto che in molti casi in fase di preventivo non hanno tenuto conto di tutti i costi. E non si sono mai fermati un attimo a pensarci.

Chiaramente l’analisi di una piccola attività sarà più breve di quella di una grossa azienda. E ci si potrà permettere un maggior grado di approssimazione. Ma sarà comunque utile per pianificare il futuro.

Al fine di massimizzare la redditività, l'impresa deve mirare ad aumentare i ricavi e   minimizzare i costi.  

Per ridurre questi costi, come detto in precedenza un'azienda deve essere in grado di identificare e misurare i costi,   questi costi possono essere suddivisi in due tipi; costi fissi   e costi variabili .  

A continuazione ti spiego il ragionamento che dobbiamo fare per riconoscerli.  

Il Costo fisso

Proviamo a rispondere alla domanda elencando i costi fissi e indicando nel commento le eventuali variabili: - Le spese di struttura : affitto, utenze, tassa rifiuti, pubblicità. La variabile può essere data dal fatto di possedere un immobile di proprietà.

- L’acquisto del registratore di cassa

- Contributi previdenziali : tenere presente che l’importo minimo di euro 2887,20 è dovuto dal titolare ma anche da ciascun collaboratore familiare o socio lavoratore.

- Diritto annuale Camera di Commercio : Può aumentare in relazione al fatturato e in relazione ad eventuali unità locali oltre alla sede principale.

- Il commercialista – per gli adempimenti fiscali e l’eventuale tenuta della contabilità (la contabilità, se semplificata, può essere tenuta direttamente dal commerciante)

Sono costi fissi tutti quelli che non variano al variare delle quantità vendute . In pratica tutte quelle spese che dobbiamo sostenere a prescindere dall’importo del fatturato.

business plan costi fissi e variabili

Il costo variabile

Facciamo qualche esempio:

Possono essere tranquillamente inseriti tra i costi variabili   quelli per:

  • merci e materie prime
  • Imballaggi: Il prodotto venduto è contenuto in una confezione. Più prodotti venduti, equivalgono a costi per imballaggi più alti.
  • le retribuzioni orarie
  • collaboratori di progetto
  • costo per il trasporto 
  • manutenzione straordinaria
  • interessi passivi bancari (che dipendono dall’ammontare del debito con le banche)
  • imposte sul reddito (che dipendono però dal fatturato, non dalla quantità di lavoro)

Sono Costi variabili quelli che Aumentano o diminuiscono in proporzione alle quantità vendute. Cioè più vendo, più sostengo costi e viceversa, perché   è legato in modo diretto al ricavo del prodotto o del servizio .

business plan costi fissi e variabili

Ci sono sempre le eccezioni o casi particolari

Anche la classificazione dei costi ha le sue zone grigie. Qui ne vediamo alcune, ma non escludo che nella tua attività ne incontrerai altre.

Utenze 

Energia elettrica:  

quella che serve per l’illuminazione di un negozio o per alimentare le attrezzature di un ufficio è un costo fisso . 

Ma quella che fornisce la forza motrice a un macchinario, è un costo variabile. 

Infatti se il lavoro diminuisce e io dimezzo i tempi di utilizzo della macchina, si ridurrà anche il costo dell’energia.

business plan costi fissi e variabili

In tutti i casi in cui non è possibile separare la quota fissa da quella variabile puoi usare il principio della prevalenza: valuta se nel tuo caso è maggiore la quota fissa o variabile e metti tutto il costo in quella categoria.

vale lo stesso discorso dell’energia elettrica. Se serve per scaldare l’acqua in bagno è fisso (e per la maggior parte delle attività sarà così), ma se l’acqua calda viene usata nella produzione o nell’esecuzione del lavoro, come ad esempio per un parrucchiere, è variabile.

Anche qui ci si può appellare alla prevalenza.

Telefono e connessione internet: qui dipende dal contratto. 

Se hai un abbonamento illimitato e quindi paghi una quota stabile mensile è un costo fisso . Se hai un abbonamento a consumo è variabile. Potrebbe anche essere misto: se il tuo abbonamento comprende 500 minuti di conversazione e 50 giga di navigazione, oltre i quali paghi a consumo puoi considerare la prima parte fissa e la seconda variabile.

Comunicazione e marketing: 

queste spese sono fisse o variabili , nella maggior parte delle attività entrambe le cose. Ad esempio, il costo del social media marketer che gestisce le tue pagine social quotidianamente o l’agenzia che cura il tuo sito web è un costo fisso . La spesa per la sponsorizzazione di un particolare evento su Facebook è un costo variabile . In questo caso è abbastanza semplice dividere la quota fissa da quella variabile.

business plan costi fissi e variabili

Il totale dei costi fissi e dei costi variabili costituisce il costo totale , che può essere utilizzato per calcolare il punto di pareggio , il punto in cui il ricavo totale è uguale al costo totale e il punto che deve essere superato per ottenere un profitto, (ne parleremmo in un prossimo articolo.) 

Tuttavia, sia i costi variabili che i costi fissi devono essere costantemente valutati e gestiti, al fine di garantire che essi corrispondano in qualche modo ai livelli di produzione, garantendo che possa essere realizzato un profitto.

In poche parole, costo variabile vs costo fisso

• I costi variabili sono in correlazione diretta con i livelli di produzione, a differenza dei costi fissi sostenuti indipendentemente dai livelli di produzione.

• I costi variabili possono essere facilmente gestiti e riducono la pressione finanziaria dell'azienda nei periodi di bassi livelli di produzione, rispetto ai costi fissi che possono essere angoscianti per un'azienda che ha bisogno di mantenere attrezzature, fabbriche e impianti anche quando non si raggiungono livelli di produzione ottimali.

In pratica, distinguere i costi che sosteniamo in questi due macro gruppi, è il primo passo per avere un quadro della situazione economica del nostro business e verificare se e quanta capacità reddituale stiamo producendo.

Da qui potremo fare tutta una serie di valutazioni per fare in modo che i due indicatori migliorino, come per esempio

  • Abbassare o eliminare dove possibile i costi fissi
  • Aumentare i prezzi di vendita
  • Aumentare le quantità prodotte valutando l’impatto dell’aumento proporzionale dei relativi costi variabili

Organizzando mensilmente e/o trimestralmente questo tipo di verifica, avrai uno dei più utili   strumenti di controllo di gestione .  Potrai anche tempestivamente sapere se è opportuno modificare le impostazioni del tuo business e prendere le migliori decisioni

business plan costi fissi e variabili

Se non sai come fare o hai bisogno di consulenza per questo, contattami!  

www.cristinaborges.com

“Questo definisce l’imprenditore e l’imprenditorialità: l’imprenditore cerca sempre di cambiare, reagisce al cambiamento, e lo sfrutta come un’opportunità” (Peter Ferdinand Drucker)

Devi effettuare il login per poter commentare

MINI CORSO: COME CREARE IL TUO MIGLIORE PIANO D'AZIONE

business plan costi fissi e variabili

🚀 Ti presento "Il Tuo Migliore Piano d'Azione"! 🚀 . Smetti di sperperare tempo ed energie, abbraccia una nuova prospettiva e rendi il successo una realtà con questo Mini corso. . Impara come definire obiettivi chiari e realizzabili, identifica le priorità che contano davvero e sviluppa una linea temporale strutturata per i tuoi passi d'azione. Ma non è tutto: scoprirai anche come monitorare i tuoi progressi e apportare correzioni lungo il percorso, se necessario. . 🎯 Basta con la frustrazione, è tempo di agire! 🎯 . Con "Il Tuo Migliore Piano d'Azione", avrai accesso a lezioni coinvolgenti, risorse pratiche e tutte le slides per garantirti il massimo successo nel raggiungimento dei tuoi obiettivi. Non lasciare che un altro anno passi senza che tu realizzi ciò che desideri davvero. . Non aspettare oltre! Prendi il controllo della tua vita e crea il tuo piano d'azione vincente. Il cambiamento inizia ora! . 🔥 Acquista "Il Tuo Migliore Piano d'Azione" e rendi i tuoi obiettivi una realtà! 🔥

Cristina Borges Imprenditoria Proattiva

  • Website: cristinaborges.com

business plan costi fissi e variabili

  • Scarica la rivista
  • Annunci gratis di attrezzi da palestra
  • Le normative
  • Gli speciali
  • Dalle aziende
  • Alimentazione

Logo La Palestra

Scarica gratis il numero 112

business plan costi fissi e variabili

STUDIARE I COSTI E I RICAVI

Come considerare tutte le voci di un business plan e incrociarle nella maniera opportuna per arrivare a un quadro preciso dei conti.

business plan costi fissi e variabili

Nell’articolo della volta scorsa abbiamo affrontato come deve essere interpretata un’impresa fitness. Sono stati identificati i centri di costo e i centri profitto così che si possa studiare un business-plan in modo corretto: identificare tutte le voci che fanno capo ai costi e le voci che fanno capo ai ricavi. Come tutte le cose nella vita, anche un business-plan può essere impostato in diverse maniere. Si può partire dalle macro-aree dei centri di costo e di profitto per poi scendere a definire le micro-aree, oppure si possono schematizzare tutte le voci per poterle poi avere davanti in modo completo. Quello che conta è sicuramente avere le idee chiare su tutte le voci e incrociarle in tutte le maniere per arrivare ad un quadro preciso dei conti. Quando si fanno i budget, spesso capita che vengano tralasciate molte voci di costo, oppure si ipotizza un budget di incassi molto avulso dalla realtà; oppure, ancora peggio, ci si nasconde scioccamente spese che possono poi cambiare completamente il nostro business-plan. Prima regola: identificare tutte le voci possibili, senza alcun timore. Un business-plan non deve mai essere visto come elemento coercitivo, bensì come strumento di monitoraggio continuo dell’andamento dell’azienda. Capita che a volte si eviti di valutare alcuni costi (minimizzandoli scioccamente). Sembra una cosa assurda, invece spesso chi è responsabile dei conti si nasconde alcune verità (come se temesse qualche sgridata). Questo è molto immaturo e irresponsabile, ma credetemi accade spesso!

Costi Identificate tutte le voci che si rifanno ai costi e in primo luogo suddividetele in: – Costi fissi – Costi variabili

I costi fissi sono quelle voci che (purtroppo) non variano a seconda degli incassi e della frequenza del centro. Che sia aperto o chiuso, questi costi esistono sempre: affitto, dipendenti assunti, eventuali leasing, ammortamenti, ecc. ed è bene conoscerli tutti al centesimo, perché sono le voci che in un bilancio pesano di più. Inutile sottolineare che occorre ridurre questa voce il più possibile, ma senza indebolire la gestione.

I costi variabili sono invece quelle voci che variano a seconda della frequenza e dell’apertura del centro. Esempio: i collaboratori (insegnanti, le utenze come luce-gas-telefono, acquisti vari, materiale pulizie e di segreteria, ecc). In questo caso, le voci vanno previste tutte, anche le più stupide, perché se è vero che i costi fissi rappresentano un grosso peso per la gestione, è anche vero che una volta definiti, essi non cambiano mai (si conosce perciò chiaramente qual è il costo totale); mentre i costi variabili, se non monitorati continuamente, possono nascondere un appesantimento grave del bilancio. Mi spiego: se non si tiene sotto controllo la luce, si rischia una sorpresa pesante alla prossima bolletta, se non si controlla il consumo del materiale di segreteria, si scopre dopo dei costi elevati di carta-stampante e così via… È bene ricordare che i collaboratori possono andare nella voce “costi variabili” ma anche “fissi”. La segretaria amministrativa verrà messa a contratto con una retribuzione mensile fissa e perciò sarà un costo fisso (anche se non è assunta), mentre un istruttore di corsi o di sala sarà sempre variabile a seconda delle ore che fa. Tasse, iva, ritenute d’acconto vanno nei costi variabili perché variano anch’esse (ma vanno previste!).

Ricavi Come i costi, anche i ricavi vanno identificati tutti. Occorre pensare perciò che cosa il centro può vendere oltre all’ovvio abbonamento. – Iscrizioni – Personal trainer – Visite mediche – Diete – Estetica (trattamenti) – Merchandising (prodotti vari, magliette, cappellini, borse).

Mentre i costi vanno individuati tutti per evitare brutte sorprese, i ricavi vanno individuati per stimolare ed essere stimolati ad incrementare gli incassi . Si scopre qui che si possono avere delle piacevoli sorprese, se c’è la volontà di proporre e di vendere. Anche qui il monitoraggio non deve essere visto come la mannaia che cade sulla testa dei collaboratori ma bensì come uno stimolo a fare di più e a scoprire cosa piace e cosa non piace.

Uno schema per l’analisi e il monitoraggio A questo punto, quindi, stabilite tutte le voci (quelle che ho citato io sono alcune, ma possono essercene altre), è necessario utilizzare un semplice strumento informatico per avere sotto gli occhi l’andamento generale . Uno schema in formato excel può andare benissimo (ma esistono anche prodotti già finiti sul mercato, programmi di gestione da acquistare). Quello che è importante è che lo schema fornisca i totali delle colonne in questione (sia in verticale che in orizzontale). Suddiviso per mesi (qua si può decidere se seguire l’anno solare o l’anno lavorativo da settembre ad agosto) è fondamentale che lo schema dia i totali parziali e generali per mese e per voce. In questo modo è possibile essere sempre informati sui costi voce per voce e mese per mese. Lo schema così è in grado di darci tante informazioni: quanto spende la segreteria di materiale, quanto incassano i PT o l’estetica ecc. Attraverso di esso si è in grado di capire anche cosa piace di più ai clienti o cosa serve in effetti per crescere. Anche le voci grosse come i collaboratori possono farci capire se c’è personale in esubero se confrontato con gli incassi delle iscrizioni, o se vengono fatte fare le visite mediche a tutti o se scappano tanti clienti (ricordo che per le associazioni la visita è obbligatoria e per le società è consigliata dal decreto). Vi consiglio di impostare uno schema dove nella colonna verticale sono elencati tutti i costi fissi e variabili e i ricavi, e in fondo due voci importanti: “previsioni” e “plus/meno”. Con l’aiuto delle formule del programma excel è possibile inserire nella riga plus/meno l’utile o la perdita data dalla differenza tra il totale costi e il totale ricavi. Così è possibile essere sempre aggiornati sul bilancio di gestione. Nella riga “previsioni” invece inseriremo la voce di un budget di incassi che si pensa di fare per vedere mese per mese se riusciamo a rispettarlo o, meglio, a superarlo.

Lo storico Quando si prepara il business-plan, ci si può rifare a quello precedente. Se esiste, ci si può rifare alle voci dell’anno prima per stendere quindi un budget di costi e ricavi che può essere conservativo o migliorativo. Conoscendo e valutando la situazione personale del centro ed economica del momento si deve cercare di elaborare uno schema che sia il più vicino alla realtà. Una volta riempite le caselle, ogni giorno si può aggiornarlo con i costi reali, in modo da capire giornalmente se si è stati realistici o no. A fine anno si avrà così il business-plan effettivo reale, utile per l’anno successivo. In mancanza invece di uno storico (può essere il primo anno di avviamento) allora è necessario inserire nei costi tutta la propria esperienza, onestà e realismo; così come nei ricavi. È assolutamente inutile inventare o volare con i ricavi, altrimenti il piano è falsato. Non spaventarsi dei risultati ma esaminarli bene e prendere le dovute precauzioni e/o intervenire per aggiustare il tiro.

Fabio Swich

business plan costi fissi e variabili

Potrebbe interessarti...

Nuovi modelli di consumo e prodotti alimentari stagionali, imparare a demandare nella tua palestra, fibo fa tappa in africa il 7 e l’8 novembre, con il funzionale risultati strepitosi senza il rischio di infortuni, mantenersi in forma e sentirsi bene: 5 consigli utili, l’assemblea nelle a.s.d., analisi accoglienza in palestra, vertical aquatic style, la vetrina di un centro fitness, mandarini: un frutto ricco di proprietà benefiche per la salute, iscriviti alla newsletter.

COMMENTS

  1. COSTI FISSI E COSTI VARIABILI DELL'AZIENDA

    2) I COSTI VARIABILI. A differenza dei costi fissi, i costi variabili sono tutti quei costi che variano al variare della quantità che produci. Ciò significa che se produci zero unità del tuo prodotto, i tuoi costi variabili saranno zero, e sostieni solo i costi fissi. Come abbiamo visto poco fa, i costi fissi li sostieni anche se non produci ...

  2. I costi fissi e i costi variabili nel business plan

    COSTI FISSI E VARIABILI NEL BUSINESS PLAN. In questo articolo vediamo cosa sono i costi fissi e variabili, come distinguerli e come indicarli all'interno del piano economico e finanziario per fare correttamente il business plan. Non esiste una definizione univoca di costi fissi e costi variabili perché dipende dal tipo di attività svolta ...

  3. Costi fissi e variabili: guida completa con calcoli ed esempi

    Dove CFn sono i singoli costi fissi sostenuti dall'azienda. Calcolo dei costi fissi: alternativamente, puoi partire dall'assunto che i costi fissi sono dati dai costi totali meno i costi variabili. Puoi quindi calcolare i costi totali e sottrarre i costi variabili. Formula: CF = Costi totali - (Costi variabili per unità * Nr.

  4. Costi fissi e variabili di un'azienda: cosa sono ed esempi

    I costi variabili, a differenza dei costi fissi, cambiano in base all'attività di produzione dell'azienda. Questi includono materiali diretti, costo del dipendente variabile, e utilizzo dell'energia dipendente dalla produzione. Dal punto di vista della contabilità, questi costi vengono associati ai volumi produttivi secondo una ...

  5. Costi fissi e variabili: tipologie ed esempi

    Tempo di lettura: 6 minuti. Scarica in PDF. Sono definiti costi fissi quei fattori produttivi il cui valore complessivo rimane costante al variare delle quantità prodotte o vendute (volume di attività). Esempi tipici sono l'affitto di uno spazio commerciale, la parcella del commercialista, il canone di un software, eccetera.

  6. Business plan: parto dai costi o dai ricavi?

    Come hai indicato nell'articolo, un punto di partenza è definire bene quali sono i costi fissi e quelli variabili. In fase di business plan non è solo un operazione contabile, ma deriva dal ...

  7. Costi variabili: cosa sono e come calcolarli

    Per calcolare i costi variabili totali in un dato periodo è necessario sommare tutti i costi variabili sostenuti dall'azienda in quel frangente. Ad esempio, un'azienda che in un anno ha speso 60.000€ in materiali, 100.000€ in manodopera e 15.000€ in imballaggio e spedizione avrà dei costi variabili complessivi di 175.000€.

  8. Costi fissi e costi variabili: differenza ed esempi

    Analizziamo differenze ed esempi. Differenza tra costi fissi e costi variabili: definizioni. I costi fissisono i costi che non variano al variare della quantità di beni e servizi prodotti: sono i fattori della produzione il cui valore totale rimane costante anche se aumenta o diminuisce il volume di attività, se variano le quantità prodotte ...

  9. Costi fissi: definizione, tipologie ed esempi

    Tempo di lettura: 4 minuti. Scarica in PDF. Sono definiti costi fissi quei fattori produttivi il cui valore complessivo rimane costante al variare delle quantità prodotte o vendute (volume di attività). Esempi tipici sono l'affitto di uno spazio commerciale, la parcella del commercialista, il canone del software, eccetera.

  10. Costi fissi e variabili

    Se con CV intendiamo il Costo variabile totale, con CVu il costo variabile unitario (il costo di 1 kg di legno) e con Q la quantità da produrre allora: CV = CVu x Q. Nel nostro esempio avremo: 1.000 = 100 x 10. Se vogliamo raddoppiare la produzione avremo un raddoppio proporzionale dei costi: 2.000 = 100 x 20.

  11. Esempi di Costi Fissi e Variabili: Come Calcolarli

    Esempi di costi variabili: - Materie prime: il costo delle materie prime varia in base alle quantità utilizzate nella produzione. Ad esempio, se si produce un determinato prodotto e si utilizzano 10 kg di materia prima a un costo di 5 euro al chilogrammo, il costo delle materie prime sarà di 50 euro. - Energia elettrica per i macchinari ...

  12. Business Plan per startup: gli elementi fondamentali

    Costi fissi. Costi variabili. Proiezioni di vendita. Break even point. Risultato economico. Più saranno chiari e dettagliati questi punti e più il Business Plan per la tua startup sarà credibile e soprattutto realistico. Perché il potenziale finanziatore ha bisogno di prospettive chiare. Vediamo nel dettaglio questi elementi.

  13. Costi fissi e variabili: come iniziare a fare un'analisi

    La classificazione tra costi fissi e variabili è una delle più utilizzate nell'analisi aziendale. E per una buona ragione. Infatti è importante conoscere quali costi sono connessi al tuo lavoro e soprattutto il loro ammontare. E lascia che ti dica una cosa: nessuna attività è troppo piccola per trarne beneficio. Anche se sei un libero professionista o hai un piccolo negozio hai dei costi.

  14. Costi fissi, costi totali e costi variabili dell'azienda: cosa sono

    Business Coaching Italia. 19 Novembre 2022. I costi fissi sono quei costi che non variano al variare delle quantità che un'azienda produce o vende. I costi variabili, invece, sono direttamente e proporzionalmente legati alla quantità di beni e servizi prodotti da un'azienda. Il costo totale, infine, è la somma tra costi fissi e costi ...

  15. Gli elementi costitutivi del modello di business ...

    I costi si dividono in costi fissi e costi variabili. I costi fissi sono tali se non variano al variare della quantità prodotta: ad esempio, l'acquisto di un impianto industriale costa x a prescindere dalla quantità y del bene che vi sarà prodotto. I costi variabili sono invece quei costi che variano al variare della quantità del bene ...

  16. Modello di business plan excel gratis in italiano

    Modello business plan in excel dell'attività caratteristica dell'impresa. Business plan template in excel per il calcolo dei volumi di vendita. Il calcolo di costi, ricavi e il bilancio in Excel. Ecco come costruire stato patrimoniale e conto economico con Excel.

  17. Business plan, parte numerica in 5 step

    La parte numerica del business plan prevede cinque diverse tappe. 29 marzo 2024. Dopo esserci occupati nei giorni precedenti della parte descrittiva del business plan, oggi ci focalizzeremo sulla stesura della parte numerica. In questo caso le regole di collaborazione riguarderanno i budget di ricavi, costi fissi, costi variabili, personale e ...

  18. Costi variabili: definizione, tipologie ed esempi

    1 A cosa serve la classificazione tra costi fissi e variabili; 2 Costi complessivi e costi unitari; 3 Differenza tra costi variabili e costi fissi; 4 Costi variabili lineari; 5 Costi variabili degressivi; 6 Costi variabili progressivi; 7 Costo variabile medio; 8 Costi misti. 8.1 Costi semivariabili; 8.2 Costi a gradini; 9 Considerazioni finali ...

  19. Analizziamo i costi aziendali. Cosa sono i costi variabili, i costi

    Ad esempio se acquistiamo un macchinario il cui costo è pari a 10.000 (e non importa se lo paghiamo subito o facciamo un mutuo) e prevediamo che possa essere utilizzato nell'impresa per 10 anni, ogni anno avremo un costo fisso di euro 1.000, a prescindere da quanti prodotti produrremo e venderemo. I costi variabili invece variano a seconda ...

  20. Sviluppare il modello di business

    Costi fissi: uscite che restano costanti indipendentemente dal volume di prodotti, ad es. canoni di locazione per i locali commerciali, salari, assicurazioni e costi per servizi e software. Questi costi vengono sostenuti periodicamente e sono pertanto pianificabili. Costi variabili: sono direttamente proporzionali al volume di prodotti e ...

  21. COSTI VARIABILI E COSTI FISSI: quali sono e come faccio a riconoscerli?

    La classificazione tra costi fissi e variabili è una delle più utilizzate nell'analisi aziendale. E per una buona ragione. Infatti è importante conoscere quali costi sono connessi al tuo lavoro e soprattutto il loro ammontare.. E lascia che ti dica una cosa: nessuna attività è troppo piccola per trarne beneficio. Anche se sei una liber@ professionista, imprenditrice o hai una piccola ...

  22. STUDIARE I COSTI E I RICAVI

    Come considerare tutte le voci di un business plan e incrociarle nella maniera opportuna per arrivare a un quadro preciso dei conti. ... - Costi fissi - Costi variabili. I costi fissi sono quelle voci che (purtroppo) non variano a seconda degli incassi e della frequenza del centro. Che sia aperto o chiuso, questi costi esistono sempre ...

  23. Costi Fissi e Costi Variabili in Hotel

    Costi variabili strutture extra alberghiere. Le voci di costo variabile sono le stesse anche per strutture extra alberghiere. Credo pero sia doveroso fare una distinzione perché una struttura extra alberghiera, Resort, Villaggio, RTA, Residence, BB, Agriturismo o Affitta Camere può avere delle voci diverse e maggiore difficoltà nel contenere queste voci di costo.